Si è davvero imboccata la strada di un bipolarismo politico duraturo? Difficile dirlo con un passato così mutevole ma è augurabile una risposta positiva. La debolezza del nostro Paese è dovuta a tanti fattori fra cui spicca l’incertezza dei risultati delle urne.
Anche a chi questo governo non piace, e sono tra questi, la sua lunga sopravvivenza appare probabile. Giorgia Meloni mostra di tenere saldamente il comando e il divario nel numero dei suoi parlamentari con quelli dei partner è forte. Difficile che Salvini ripeta il suicidio del Papeete malgrado le sue quotidiane inquietudini mentre Berlusconi è decisamente al tramonto.
Le difficoltà per il governo si addensano piuttosto sulla qualità del personale politico. L’inadeguatezza del ministro Piantedosi; i problemi creati dal duo di Fratelli d’Italia Donzelli-Delmastro; l’inqualificabile Anastasio voluto dalla stessa Meloni alla guida di una importante società pubblica che invia con il suo nome ai collaboratori la lettera di Mussolini dopo l’assassinio di Matteotti – tutto questo e molte giravolte governative dimostrano una preoccupante impreparazione.
Eppure, come dicevo, la destra non pare facilmente affondabile. Per tante ragioni fra cui lo stato litigioso delle tre opposizioni che non migliorerà almeno fino alle europee dell’anno prossimo che si giocheranno con il proporzionale puro e quindi non richiederanno alleanze. È lì che si misureranno le forze del Pd, del centro di Calenda-Renzi e del M5S.
A proposito del “centro” non nego affatto che abbia un suo spazio elettorale ma penso che dovrà decidere da che parte stare se vorrà davvero contare e che nell’attuale fase politica sia più logica la sua collocazione con il centrosinistra.
D’altra parte Giuseppe Conte continua ad essere molto popolare ma l’obiettivo di una sorta di Opa sul Pd sembra definitivamente svanito. Ed inoltre la debolezza della classe dirigente grillina è pari se non superiore a quella della destra.
In questo quadro non è infondato affermare che un vero bipolarismo competitivo con la destra abbia più chance se guidato da un Pd che tenga sotto controllo qualche affiorante tentazione massimalista. Serve la chiarezza e l’incisività della proposta politica, altrimenti il vantaggio dell’appeal mediatico della novità Schlein varrà solo a breve o medio termine.
Elly Schlein ha portato nel centrosinistra un entusiasmo contagioso ma la attendono prove molto impegnative. Mi limito a due casi esemplificativi. Il primo riguarda l’Ucraina: benissimo la richiesta di un maggiore sforzo diplomatico, ma la scelta a favore della sua sovranità ed indipendenza deve essere netta, trasparente e perdurante.
Il secondo caso riguarda i diritti civili: benissimo la loro difesa in un’infinità di casi ma è indispensabile tenere in prima linea il progetto di uno sviluppo economico sostenibile.
Il salario minimo, il no alla flat tax, l’attenzione alla protezione dei più deboli; l’ambientalismo serio e la lotta per l’uguaglianza dei punti di partenza – questi sono capitoli giusti ed essenziali però ancora da svolgere compiutamente.
Ci vuole tempo ma non troppo.
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