In Francia il mese di marzo è stato caratterizzato da grandi manifestazioni di protesta. Sindacati e partiti di opposizione hanno duramente criticato infatti la riforma della previdenza voluta dal presidente Emmanuel Macron.
Le ragioni alla base dell’esigenza di intervenire sul sistema delle pensioni sono state le stesse che ci sono anche in Italia e praticamente in tutta Europa: la popolazione invecchia, la speranza di vita fortunatamente cresce, si entra più tardi nel mondo del lavoro e le classi di età giovanili si riducono sempre di più. In Francia, peraltro, l’età pensionabile è fra le più basse in Europa e di questo passo il sistema non sarà presto più sostenibile. La riforma prevede l’innalzamento di due anni dell’età di pensionamento che passerebbe così da 62 a 64 anni, mentre l’anzianità contributiva salirebbe a 43 anni. Inoltre, è previsto il progressivo riordino dei regimi speciali, dai trasporti all’energia, ai quali appartiene il 25% dei pensionati e che prevedono notevoli differenze di agevolazioni e trattamenti tra categorie di lavoratori.
In Italia l’età “ufficiale” di pensionamento è fissata a 67 anni, ma si tratta di un’indicazione più teorica che reale: tra deroghe, regimi speciali, anticipi e quote di vario tipo, l’età media effettiva di pensionamento è infatti di poco superiore ai 63 anni.
Per alcuni aspetti le prospettive demografiche in Italia presentano ancora più criticità di quelle francesi. Basti pensare che l’Italia con il 22,6% ha la più alta percentuale in Europa di over 65 sul totale della popolazione mentre la Francia con 19,7% è vicina alla media europea. Se poi guardiamo agli over 80 l’Italia è a quota 7% contro il 5,6% della Francia e della media europea.
E se stringiamo l’obiettivo e guardiamo alla provincia di Varese possiamo vedere che i problemi sono ancora più accentuati. Nei prossimi otto anni la provincia perderà quasi 15mila residenti con le fasce d’età che vedranno la riduzione più consistente saranno quelle fino ai 14 anni, che si ridurranno di oltre 20mila unità, e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) che subirà un’analoga diminuzione. Per contro, la popolazione anziana, over65, subirà un incremento consistente di oltre 25mila unità.
E guardando più da vicina la realtà della sola città di Varese troviamo nel 2022 un indice di vecchiaia (il rapporto tra popolazione over 65 e quella fino a 14 anni) che arriva a 214 contro una media italiana di poco superiore a 160. L’età media della popolazione varesina passerà, in maniera graduale, da 46,2 anni nel 2022 (l’età media in Italia è a quota 44) a 48 anni nel 2031.
Una vecchia Varese quindi con l’unica consolazione che la vecchiaia di oggi non è più quella di una volta. Si vive più a lungo e in media in buona salute. C’è chi ha proposto di spostare da 65 a 75 anni la qualifica di “anziano” e di parlare di “longevità” invece che di “vecchiaia”.
Anche le parole hanno la loro importanza, ma non possono nascondere la solitudine di una società in cui nascono sempre meno bambini.
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