Se governi devi dar corso alle tue idee. Disposto a incrociar la spada con chi le avversa. Sei stato votato per questo. Se non lo fai, deludi/tradisci gli elettori. Ovvero la maggioranza del Paese, che t’ha assegnato una chiara missione. E crede a promesse, impegni, coerenza, tensione alla responsabilità eccetera.
A irritare il cittadino rivoluzionante non sono lacune di organizzazione, errori esecutivi, inesperienza della nuova premier, dei suoi ministri, dell’imponente équipe di maggioranza chiamata ad affrontare un bouquet d’emergenze che metterebbe chiunque in ambasce.
A risultare intollerabile è il piagnisteo: guardare indietro anziché avanti. Dire che noi sì, vabbè, forse non saremo il massimo; però loro, dai, insomma erano il minimo. Privilegiare in modalità brontolio un’immagine (politica) di fazione anziché la foto (istituzionale) di nazione; non transitare dalle parole di propaganda ai fatti di realtà. Ci si atteggia come prima del voto, ma sono passati sei mesi. Sei.
Un problema soverchia qualunque altro: l’equivoco sul ruolo avuto in sorte. Dunque l’ondivaga attitudine a interpretarlo. Perciò le gaffe conseguenti. Gaffe di forma, gaffe di sostanza (le ultime: La Russa che definisce musicanti in pensione i nazisti uccisi in via Rasella; Rampelli che vuole abolire le parole straniere nella pubblica amministrazione, in cui un suo collega presiede il ministero chiamato Made in Italy). In definitiva: prevale lo spirito di bottega, manca il senso dello Stato. Con le dovute eccezioni, la regola è di fare del vittimismo uno scudo, un totem, una strategia. Al modo di quelli che, incapaci di virtù proprie, insistono sui difetti altrui. Alla Celentano&Pozzetto, film dell’85: “Lui è peggio di me”.
Se governi devi compiere il salto di qualità. Non badare ai partiti nemici e preoccuparti degli amici nel tuo Paese, di tutti quanti lo abitano, e che rappresenti pur se non la pensano come te. Si chiama patriottismo. Giusto un mantra della destra, onorato storicamente da giganti come Churchill, De Gaulle, Reagan, Thatcher. A dimostrazione che i conservatori – quando tali per davvero- sono capaci di progressismo ammirevole/pragmatico, perché hanno un’idea inclusiva di popolo. E non badano esclusivamente a demonizzare chi li ha preceduti ed è stato sconfitto nelle urne. Basterebbe riflettere su così poco per evitare il molto d’approssimazione che i nostri aspiranti Churchill, De Gaulle, Reagan, Thatcher mettono in scena. Si spera in un diverso copione, in una differente rappresentazione. 1) Indugiare nella commedia prelude allo scadimento nella farsa. 2) Porre sempre in avanti la lagna, porta spesso dietro la lavagna.
Ps
Dietro la lavagna il governo Meloni c’è già finito per l’incapacità a utilizzare in toto i fondi del Pnrr.
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