È urgente che si consegni ai giovani la custodia della memoria degli anni fondativi della nostra nazione e che ci si impegni a recuperare una conoscenza attiva degli eventi storici locali che costituiscono il tessuto vivo della comunità in cui si vive.
Purtroppo ci stanno lasciando anche i testimoni più longevi della lotta di Liberazione insieme a quelli della Shoah e ora a raccogliere le loro vicende di dolore e di riscatto siamo chiamati noi, figli e nipoti della generazione che ha lottato per lasciarci in eredità libertà, democrazia, diritti.
La società dovrebbe sentire il bisogno di alimentare la memoria collettiva anche per rispetto verso coloro che subirono gravi ingiustizie come Liliana Segre. Sul pericolo dell’oblio che potrebbe prendere piede in un futuro non lontano ha affermato: «Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella».
Dunque serviranno tanta tenacia e profonda fiducia nel futuro, sia dentro la scuola sia nella società, per coinvolgere i giovani e appassionarli alla conoscenza di un periodo storico a cui i programmi scolastici dedicano uno spazio limitato.
Ma prima di tutto andrebbero individuati spunti nuovi e nuove modalità di intervento, predisposti percorsi attivi che, partendo dal racconto dei tragici eventi della seconda guerra mondiale, inducano alla consapevolezza della svolta epocale che si realizzò a seguito delle vicende di quegli anni.
Penso che mettendo in atto una maggiore cura per costruire nei giovani la capacità di esercitare una memoria attiva si potrebbe evidenziare la continuità esistente tra i valori trasmessi dal lascito morale e politico dell’antifascismo e quelli che ci servono oggi per affrontare il presente.
Costituirebbe un passo avanti il riconoscimento concreto delle ragioni della lotta al nazifascismo: dal coraggio che servì per combattere per una causa giusta, alla solidarietà verso gli ebrei ingiustamente perseguitati, alla forza necessaria per disobbedire alle leggi fratricide, ai rischi corsi per amore verso il prossimo. Oggi più di ieri tali ragioni restano i solidi pilastri della convivenza democratica.
Le storie di persone comuni, che a rischio della stessa vita seppero fare la cosa giusta nei momenti più bui del Novecento, diventano illuminanti esempi per le giovani generazioni.
Gli eventi della comunità varesina ci offrono l’opportunità di far conoscere eroi civili come Calogero Marrone o come i coniugi Silvio e Lidia Borghi, tutti e tre dichiarati Giusti tra le Nazioni insieme ai più di settecento italiani riconosciuti tali.
Memoria attiva è aver prodotto durante le ore di scuola il murale che campeggia all’inizio della via Marrone a Casbeno. Memoria attiva è aver disegnato un fumetto che narra con le immagini le vicende di Marrone dalla Sicilia al lager di Dachau per consegnare ai bambini della città un racconto leggibile da tutti.
Memoria attiva è percorrere con le classi alcuni sentieri del confine italo svizzero che fu attraversato da numerosi fuggiaschi nelle giornate successive all’8 settembre: sarà noto il ruolo che ebbe il Canton Ticino nel garantire la salvezza delle migliaia di soldati che rifiutarono di unirsi alla Repubblica Sociale di Salò e di tanti ebrei destinati ai lager. Giunti al paesino svizzero di Arzo gli studenti sono stati accolti nella scuola che fu luogo di raccolta dei fuggiaschi tra cui Liliana Segre e la sua famiglia, purtroppo respinti e finiti nelle mani delle Guardie italiane di confine.
Non possiamo che concordare con Primo Levi: “La memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”.
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