Che succede al commercio varesino? Confcommercio, la maggiore associazione nazionale del settore, ha lanciato l’ennesimo allarme: In 10 anni in Italia si sono persi 100 mila negozi, il 18%. Di questi, 19 mila (-4%) durante la pandemia (2019-2022). L’analisi sui 120 maggiori centri – che esclude le metropoli Roma, Milano, Napoli – conferma la tendenza, cui non si sottraggono Varese, Busto Arsizio e la vicina Como. È un quadro realistico? I problemi ci sono: è in atto una trasformazione qualitativa, dicono smorzando i toni all’Ascom-Confcommercio varesina in viale Belforte, una delle cinque, con circa 3 mila associati in 71 comuni, a livello provinciale. “Il dato più significativo é la superficie espositiva rapportata alla popolazione”, dice il direttore Roberto Tanzi, un’esperienza quasi quarantennale nel settore, “i dati dettagliati dell’Osservatorio Regionale, dicono che le piccole superfici, fino a 250 metri quadri, nella provincia hanno guadagnato nel decennio 3 mila metri quadri, le medie, fino a 2500 metri (secondo le dimensioni del comune) hanno perso 10 mila metri e la grande distribuzione è rimasta stabile, con qualche travaso di licenze e di superfici tra le medie e grandi superfici”.
La pandemia è alle spalle ma con ferite non rimarginate. “Alcuni comparti, come alberghi e ristorazione ne hanno risentito di più. I nostri servizi di amministrazione del personale hanno rilevato un calo di occupazione nel periodo Covid ben in doppia cifra che nel 2022 è tornata progressivamente quasi ai livelli ante pandemia”, osserva Tanzi e il problema oggi é il personale. “Durante la crisi le aziende hanno dovuto smagrirsi e, poiché erano toccati settori interi, a partire dalla ristorazione, molti lavoratori hanno dovuto riciclarsi, cambiare mestiere e pochi tornano indietro. Per altri versi, qui come altrove, il Covid si è accompagnato a cambiamenti delle aspettative e degli atteggiamenti verso il lavoro, specie nei più giovani, che chiedono più spazio personale. Morale: è divenuto più difficile trovare personale”.
Altra conseguenza del Covid è stata la crescita dell’e-commerce. Se nel decennio precedente il settore ha risentito soprattutto della concorrenza della grande distribuzione, negli anni più recenti la sfida è anche quella digitale: “La dinamica era già in atto, ma il Covid ha aumentato sensibilmente la platea e ormai anche i valori assoluti sono importanti. È una realtà con cui occorre convivere. I negozi tradizionali possono a loro volta scoprire la multicanalità e quindi operare online? Si, ma non è facile far convivere le due modalità, con le conseguenti pressioni sui margini e la necessità di nuove competenze e di organizzazione delle filiere di fornitura”.
“Tenuta nel cambiamento” sembra la parola d’ordine e tra i fenomeni più significativi c’é lo spostamento dei flussi dal centro verso le aree periferiche. “Abbiamo registrato la crescita di nuovi negozi, anche di piccole dimensioni, lungo le direttrici che portano in città: Valganna, Belforte, in parte Viale Borri – spiega Tanzi – ma nello stesso tempo resta il problema dell’accesso al centro. Se Como ha 3 mila posti auto in centro città, divisi pariteticamente tra residenti e visitatori, il centro di Varese ne ha solo 1300 circa, in gran parte occupati gratuitamente dai residenti. Servirebbero più posti e sotto questo aspetto proprio la mancanza di un multipiano nel nuovo piano stazioni è un’occasione mancata. A questo si aggiungano i problemi di una viabilità fortemente penalizzata dai cantieri, in primis sulla direzione Gasparotto / Borri. Per chi viene da fuori, arrivare a fare acquisti a Varese è un’impresa”. Il punto allora è definire nuovi equilibri, “dal centro città – anche con i finanziamenti regionali per i distretti, e qualche intervento migliorativo per il mercato, che secondo tutti gli interessati ha comunque in Piazza Repubblica la sua sede naturale – fino alle castellanze, per evitare la desertificazione”.
Per monitorare questi flussi, cosa utile anche nella prospettiva del marketing turistico, Le Ascom – Confcommercio in provincia hanno un nuovo strumento, unico in sede nazionale: è l’analisi dei movimenti delle Sim nelle celle telefoniche in collaborazione con Vodafone. I dati, anonimi e aggregati, indicano fasce d’età, orari di spostamento, direttrici, fino ai valichi di ingresso. A proposito: qual è il contributo al commercio varesino della vicina Confederazione? “Direi marginale, nel senso che resta ai margini della città”, risponde il direttore. “I prezzi favorevoli invogliano i ticinesi a venire da noi, ma si fermano nelle grandi strutture esterne, accompagnando magari il breve spostamento con un pranzo o una cena nei dintorni, ma solo uno o due su dieci prosegue verso il centro città: viabilità e difficoltà di parcheggio non aiutano proprio”.
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