“Proprio tu che hai predicato finora che dal Vangelo possono discendere opzioni politiche diverse, vuoi che ci intruppiamo tutti nel PD!” – mi rimprovera un caro amico che ha letto su queste pagine il mio ultimo intervento. È vero l’insegnamento sociale della Chiesa si può applicare a diverse militanze politiche, ma non a tutte.” – rispondo io, scaltro.
Provengo da una città dove i miei nonni, ferventi cattolici, bisticciavano tra di loro perché uno, clericale e intransigente, voleva che, prima di partecipare alla vita politica, al Papa fosse restituito il potere temporale, l’altro, liberale e moderato, desiderava invece che si partecipasse alla politica per applicare i nuovi principi della Rerum novarum di Leone XIII. Uno leggeva “Il Berico”, l’altro “L’operaio cattolico”. Anche nel P.P.I. c’era chi voleva collaborare col fascismo e chi preferì ritirarsi sull’Aventino. Durante il fascismo c’erano preti che marciavano compatti dietro i gagliardetti fascisti e chi, come don Minzoni, venne ucciso perché proclamava la libertà e la giustizia sociale. Anche nel ventre della “balena bianca” (la D.C.) conviveva un pluralismo ricco, articolato e complesso che non è venuto meno nella lunga egemonia democristiana: c’erano cattolici liberali democratici, cattolici conservatori e neo-clericali, cattolici progressisti.
E oggi? Occorre anzitutto precisare che il cattolico militante nell’azione politica lo fa a suo rischio e pericolo e non deve assolutamente coinvolgere la Chiesa in scelte di parte. Chi fa politica, come ci ammonivano De Gasperi e Moro, coltiva l’idea di partito come “parte” al servizio di un tutto. Lazzati ci ha insegnato a distinguere, ma non a separare, l’impegno politico da quello ecclesiale, anche se l’azione politica è illuminata dalla luce della fede.
Ora il cattolicesimo democratico, a cui accennavo, è formato da quei cattolici che si riconoscono nella Costituzione e nelle regole della democrazia. Mi sembra che in Italia oggi esista un tipo di cattolicesimo “popolare” che interpreta il rapporto tra fede e storia come affermazione polemica ed esclusiva dell’identità cristiana, mentre io penso che la forza della fede si manifesti non nella contrapposizione, ma nell’incontro. C’è poi un “cattolicesimo liberale-riformista” che opera come il lievito che fermenta o il sale che rende sapide le varie matrici culturali. Infine, c’è un cristianesimo “sociale” decisamente orientato a sinistra (uso una categoria politica solo per esemplificare!) impegnato nel volontariato, nella politica, nelle amministrazioni locali, nei sindacati.
La vigente legge elettorale costringe i cattolici democratici “sociali” a unirsi a forze socialiste e liberali, progressiste, riformiste, europeiste per contrapporsi ad una destra marcatamente conservatrice e sovranista purché ciascuna di queste forze riconosca la parzialità e quindi i limiti della propria cultura Il credente che sceglie questo campo non deve giustificarsi né di fronte alla Chiesa né tanto meno davanti al Paese a condizione che dimostri la sua coerenza tra la sua fede e le sue scelte politiche.
L’originalità del cattolicesimo democratico “sociale” sta nelle affinità e nelle differenze che stabilisce con il cattolicesimo liberale riformista, a cui lo legano il primato della coscienza, il senso della laicità, il rispetto della Costituzione. Il cattolicesimo “sociale”, inoltre, orienta la sua politica verso la dignità della persona umana, la giustizia sociale, la fratellanza tra i popoli e tra le generazioni, la salvaguardia del creato, la pace. A questi richiami, il cattolico democratico aggiunge la capacità di dialogo e non di contrapposizione, di ricerca delle sintesi tra diverse sensibilità e visioni della vita, della mediazione, della mitezza, che non è debolezza e neppure agnosticismo, valori che gli derivano dalla sua fede “cattolica”, cioè universale.
Può quindi il cattolico militare o votare per il PD? Risponderei positivamente, a tre condizioni: purché rispetti le diversità culturali presenti in esso e non assuma atteggiamenti arroganti nei confronti di chi professa idee diverse, sia fedele ai suoi ideali e senta il dovere di cooperare alla loro realizzazione, comprenda i “segni dei tempi al di fuori dell’angustia dell’io, al di sopra delle stupidaggini che vanno di moda.” (don Milani)
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