Il Congo si può giustamente ben definire una terra martoriata per le sue benedizioni. Dall’indipendenza ad oggi ha conosciuto decadi di conflitti e dittature. È l’area del mondo più pericolosa dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Dagli anni sessanta ad oggi le violenze interne hanno provocato nel Paese più di 6 milioni di morti. Per l’UNHCR (Alto commissariato per i rifugiati) si registrano 5,6 milioni di sfollati interni, la quasi totalità nelle province orientali, ricchissime di minerali pregiati. Tutto questo in ragione del fatto che è il Paese più ricco di risorse nel sottosuolo del pianeta; di contro l’aspettativa di vita media supera appena i sessanta anni e la povertà è estremamente diffusa a causa degli appetiti scatenati delle potenze straniere, cui si alleano le ribellioni continue delle milizie regolari, nello sfruttamento elitario delle risorse. Nelle sole regioni orientali si annoverano più di 130 gruppi armati ad attestare nella corruzione gli esiti di un imperialismo coloniale schiacciante.
L’Eden si è trasformato in far west per la cupidigia umana sfrenata in questa terra; di questa tragica situazione è stato vittima un anno e mezzo fa il nostro ambasciatore e conterraneo Luca Attanasio, diplomatico estremamente umano, impegnato nella diffusa rete di soccorso alimentare del PAM a beneficio dei tanti diseredati. La mattina del 22 febbraio 2021 stava viaggiando in un fuoristrada del PAM coll’autista Mustapha Milambo e il carabiniere Vittorio Iacovacci da Goma verso Rutshuru alla volta di un centro dell’Agenzia mondiale, quando un gruppo di banditi ha arrestato il convoglio attentando alla vita dei componenti. Il 18 gennaio 2022 le autorità del Nord Kivu tramite una conferenza stampa hanno comunicato di avere catturato i presunti assassini, configurando l’episodio come un tentativo di rapimento a scopo di riscatto. Stando alle indagini della Procura di Roma pare che il nome di Attanasio non fosse inserito dai funzionari del PAM tra i membri di quella particolare missione, né quella missione dei caschi blu sarebbe stata previamente avvisata del viaggio.
I responsabili dell’assassinio si possono individuare all’interno dei miliziani delle ADF (Allied Democratic Forces), formazione jihadista sorta nel 2017 giurando fedeltà a Daesh, ribattezzandosi Iscap Provincia dello Stato Islamico in Africa Centrale. Gli ADF, che vantano tra le loro file la presenza di foreign fighters, vogliono instaurare nei territori orientali del Congo il califfato, ma in realtà, più che alla guerra santa, mirano a mettere le mani sulle ricchezze del Paese. Intanto si macchiano di stupri esecuzioni sommarie, rapimenti, reclutamento di bambini soldati. L’esecutivo di Kinshasa, per arginare la ribellione, non ha trovato di meglio che chiamare al soccorso le truppe di Kimpala nelle province di Ituri e del NordKivu e ha introdotto lo stato d’assedio, sostituendo alle autorità civili quelle militari, onde il rifiuto delle riunioni pubbliche e le perquisizioni nelle case senza limitazioni. A risolvere il problema delle violenze una violenza ancor più pericolosa.
Papa Francesco avrebbe dovuto ricordare la luminosa personalità di Attanasio in occasione del viaggio previsto dal 2 al 5 luglio scorso nella Repubblica Democratica del Congo, rinviato a causa dei problemi al ginocchio che affliggono il Pontefice.
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