Se la Quaresima è un cammino contro la delusione (de-ludens), la seconda mossa è il coraggio della verità.
Gesù entra nel tempio come lama che accoltella l’apparenza o come asso di spade che fa saltare il banco. Come una religiosità rassegnata riduce il mistero a un mercato, così una spada non più incisiva, diventa solo decorativa, appesantita, a forma di picche.
Tanta gente va a Messa e poi vive dando il due di picche a Dio. Dio non vuole devozioni magiche, ma ci coinvolge nella dimensione del “sacro”, che squarcia le apparenze per vedere l’invisibile. Vale per la fede, per l’amore, per l’agire sociale… “Sacer” significa tagliato, separato, reciso, non come limitazione, ma come presa di posizione coerente.
È un taglio di qualità che distingue dalla paccottiglia. Dice San Paolo “La parola di Dio è spada a doppio taglio, scruta i sentimenti e i pensieri del cuore”.
A doppio taglio perché è scelta tra convenzione e convinzione: non bastano parole o gesti; conta l’atteggiamento, la coerenza, lo stile, l’intenzione. La verità, come l’amore, non si ‘mostra’, ma si ‘di-mostra’. Determinante più che un colpo di sciabola, magari efficace, è l’abilità, la classe, la leggerezza. Altrimenti “chi di spada ferisce, di spada perisce”.
A doppio taglio anche nel senso di “doppio specchio”, tanto che nella leggenda Re Artù toglie la spada dalla roccia quando guarda se stesso riflesso nelle due facce della lama.
Anche noi guardando noi stessi liberiamo la nostra verità dall’impietrimento che imprigiona. Da qui nasce il gesto di nominare i cavalieri ponendo la spada su entrambe le spalle in modo da specchiarsi nei due lati per avere coscienza umile delle proprie virtù e dei propri vizi.
A doppio taglio perché posso guardare una spada come arma, ma se la osservo dall’impugnatura prende la forma di croce che è patibolo e grazia, dolore e salvezza, morte e risurrezione. Così la verità, come l’amore, come la croce, è una lama che si alza ma per difendere valori; spacca ma per riaprire vie; recide ma per eliminare pericoli; trancia ma per liberare; sminuzza ma per nutrire; taglia – ferendo – ma per guarire.
A doppio taglio come la dinamica del sacrificio. La Quaresima è il tempo dei sacrifici, ma ogni storia d’amore vive di, con, per sacrifici: una parola che noi abbiniamo a fatica, sforzo, sofferenza, ma nella radice latina è “sacrum-facere”, “rendere sacro”.
Quante parole belle deludono, quanti sacrifici e gesti silenziosi invece fanno vedere quell’invisibile che rende sacra la vita!
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