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Chiesa

AFFITTI & TASSE

SERGIO REDAELLI - 10/03/2023

???????????La Commissione Ue alza la voce. Reclama che l’Italia, se vuole ricevere regolarmente la terza “tranche” del Pnrr, rispetti gli impegni presi e sistemi i propri conti. Il Belpaese ha già incassato i primi miliardi e altri ne arriveranno fino al 2026, ma bisogna filare diritti e l’Europa vigila: sotto la sua lente è finito prima “l’affaire balneari” con i canoni irrisori che i governi italiani, di oggi e di ieri, concedono inspiegabilmente a 30 mila gestori. Basta proroghe, tuona la Ue, è tempo di aprire le gare pubbliche. E nel mirino torna adesso una vecchia questione, l’Ici non pagata dalla Chiesa per gli immobili di proprietà che svolgono attività commerciali.

L’Ici era l’imposta comunale sugli immobili in vigore fino al 2012 che il governo Monti sostituì con l’Imu, l’imposta municipale unica. Entrambe dovute ai Comuni per i fabbricati che ospitano attività ad uso commerciale di cui la Chiesa è titolare sul territorio italiano. Il debito fu accumulato tra il 2006 e il 2011 grazie alla deroga concessa dal governo Berlusconi che la Corte di giustizia Ue giudicò irregolare nel 2018 ritenendola un illegittimo aiuto di Stato ai danni della libera concorrenza. L’arretrato ammonta orientativamente a 3,5-5 miliardi di mancati introiti e papa Francesco non ha fatto mancare il suo commento.

“Le tasse vanno pagate, è un dovere dei cittadini osservare le leggi dello Stato”, sentenziò quando Bruxelles sollevò il caso. L’Italia ha bisogno di capitali per ripianare il debito pubblico ed è giusto che riscuota ciò che le spetta dalla Chiesa quando essa gestisce alberghi, affittacamere, asili, scuole e cliniche private, bar negli oratori e altre attività redditizie. Ma come definire il quantum da recuperare? Come si fa a controllare conti che risalgono al periodo compreso fra 17 e 12 anni fa? Non esistono database che abbiano memorizzato i dati richiesti e vanno preservate le aree della solidarietà e dell’assistenza, gli spazi parrocchiali e le mense per i poveri.

La Commissione europea suggerisce a Palazzo Chigi di utilizzare i dati delle dichiarazioni relative all’Imu integrandoli con l’autocertificazione. L’obiettivo è recuperare almeno parzialmente il credito maturato in tutti i casi in cui i versamenti dell’imposta, se non ci fosse stata l’esenzione, avrebbero superato i 200 mila euro in tre anni. Il governo Meloni ha quattro mesi di tempo per mettersi in regola. Entro il 3 luglio l’Agenzia delle entrate dovrà vagliare oltre 26 mila proprietà e oltre 5 mila edifici che la Chiesa possiede a Roma, nel Lazio e nel resto d’Italia, di cui circa il 14 per cento è destinato al libero mercato (fonte La Stampa).

Curiosamente in questi giorni il papa ha deciso di mettere un freno alla concessione di alloggi gratuiti o a condizioni di favore ai dipendenti della Santa Sede. D’ora in poi tutti dovranno pagare l’affitto degli appartamenti che occupano a prezzi di mercato e il provvedimento comprende le Domus come quella di S. Marta in cui Francesco abita. Cardinali, capi-dicastero, presidenti, segretari, sottosegretari, dirigenti, equiparati e uditori del Tribunale, nessuno escluso. Il giro di vite segue di due anni il taglio degli stipendi ai porporati per fare fronte ai gravi impegni che il servizio alla Chiesa e ai bisognosi oggi richiede. Con un occhio magari anche al debito Ici.

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