«Ancora una volta non ci hanno visti arrivare». È quello che Elly Schlein ha detto più volte, in conferenza stampa, dopo aver vinto le primarie per la segretaria del PD, citando They didn’t see us coming, il libro della scrittrice statunitense Lisa Levenstein, rivolto al mondo dell’attivismo femminista, scritto per rivendicare la capacità delle donne di farsi strada nonostante tutto, in una società maschilista, adottando un basso profilo. Ma quella della Schlein non voleva essere una citazione dotta, da salotto, tanto per far bella figura. Con questo richiamo, la neo segretaria voleva dirci che era riuscita a vincere la competizione elettorale nonostante tutto, contro ogni previsione. Anche contro un partito che ha perso, da un pezzo, la capacità di guardare, di guardarsi e di capire la realtà che dovrebbe interpretare e di interrogarsi seriamente su quello che lo riguarda da vicino.
E in effetti, pare che le cose stiano proprio così, come dimostra uno studio apparso a urne appena chiuse, coi voti ancora caldi, che demolisce la convinzione espressa da molti (anche la mia) secondo cui avremmo assistito ad una consultazione elettorale dai due volti. Da una parte, quello del voto espresso dalle sezioni (vinte da Bonaccini) e quello ai gazebo, alle primarie aperte (vinto dalla Schlein). In realtà, tra i due momenti c’è una sproporzione tale che i paragoni non si possono fare. Non tanto perché ai gazebo siano andati oltre un milione di elettori, mentre gli iscritti dei congressi di circolo sono una platea (presunta) di 150.000 persone. Ma per il fatto incomprensibile che, tra questi ultimi, sia andato a votare uno sparuto manipolo di aderenti al partito. Meno, molto meno della percentuale di quelli che – e sono già pochissimi – vanno a votare per le elezioni politiche/amministrative. Nei circoli delle isole e delle regioni meridionali avrebbe votato appena il 39,6% degli iscritti. E addirittura solo “il 10,6% nel Centro (Lazio e Abruzzo); il 15,7% nel Nord Ovest; il 5,9% nel Nord Est e il 28,2% nella quattro ex regioni “rosse” (Floridia 2023).
Sono numeri che il PD conosceva. E avrebbe dovuto interrogarsi subito sul perché di risultati tanto deludenti in termini di partecipazione. E avrebbe dovuto renderli pubblici. Forse si pensava che il risultato per Bonaccini fosse scontato, confidando che la forza della continuità, del tran tran, avrebbe prevalso sulla delusione del presente, per cui tanto valeva buttare la polvere sotto il tappeto. La nuova segretaria ha svelato il bluff. Ma forse non le si devono attribuire più meriti di quelli che ha. E ne ha. La verità è che è accaduto quel che stava nelle cose da tempo. Come dimostrano le analisi del voto degli ultimi anni a cominciare da quello del 2018. La gente ha votato quel che ha votato perché la percezione della realtà vissuta era diversa dalla narrazione rassicurante dei partiti tradizionali, secondo i quali era tutto sotto controllo. L’elettorato allora espresse un voto di rivolta con “un confuso e primordiale rigetto di quel mondo dei partiti tanto legato ad un sistema di distribuzione di risorse che non era più possibile mantenere quanto a narrazioni della crisi che non risultavano più convincenti” (Pombeni 2018). Ne beneficiarono i 5S e Lega. Ma solo il tempo necessario a capire se le loro proposte fossero davvero una prospettiva di cambiamento. Visto che non lo erano, sono stati puniti e ridimensionati subito dopo.
Non è diverso quel che succede adesso con l’elezione di Elly Schlein, in questa tornata elettorale interna di partito. La gente si aspetta un cambiamento anche se non ha ancora visto un programma reale in questo senso. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno esasperato la percezione della realtà e indicato con chiarezza quel che dovrebbe essere fatto. E non farà più sconti a nessuno, neanche a chi è andato alle elezioni per la segreteria di un partito senza neanche essere iscritta a quel partito, ma riuscendo ad ottenere l’effetto che doveva fare, dimostrando, in maniera palmare, la distanza che c’era tra lei e il sistema strutturato dei partiti. Adesso, si tratta d’imboccare la strada della concretezza e della coerenza e lasciare per strada chi gioca con le parole e coi fatti.
You must be logged in to post a comment Login