Chi si aspettava qualche contributo dal cielo è rimasto deluso. Tra gennaio e febbraio le precipitazioni sono state simboliche. “Il periodo invernale non é statisticamente piovoso, ma il problema è che questo segue un anno da record negativo.”, confermano all’Osservatorio Geofisico Prealpino. “In due mesi sono scesi 32 millimetri: all’incirca come l’anno scorso (24,3) ma cinque volte meno della media di lungo periodo”. Risultato: falde impoverite e allerta. Il Comune di Varese è alla ricerca di nuove fonti idriche e il sindaco Davide Galimberti è andato in sopralluogo nei cantiere di ricerca di nuovi pozzi. “Tranquilli, non sono un rabdomante. Non siamo in emergenza ma il problema c’è e occorre attrezzarsi”, dice dal suo studio a Palazzo Estense. A Roma si parla di “cabina di regia” interministeriale, di “supercommissari per la crisi idrica”. A Varese il sindaco non vede al momento la necessità. “In questi anni non siamo stati fermi, abbiamo investito per razionalizzare ed equilibrare la rete, anche in collaborazione con i comuni vicini. Ora stiamo verificando lo sfruttamento di nuovi pozzi per bilanciare il minor contributo delle sorgenti che, in assenza di precipitazioni, si stanno impoverendo”.
La crisi idrica del 2003-2004 già aveva portato una positiva reazione, con apertura di nuovi pozzi (Malerba, Mec Mor, Novellina) e ottimizzazione della rete con interventi durati vari anni, “invisibili” ai più ma importanti. Il “Sistema Varese” – che soddisfa gli 80 mila abitanti della città e qualche migliaio di non residenti, i 14 mila dei comuni vicini e le attività produttive – è gestito da alcuni anni da Le Reti con contratto fino al 2034. “Pesca” da sette gruppi sorgentizi e una quindicina di pozzi e conta su una dozzina di serbatoi per complessivi 12 mila metri cubi (più della metà nei soli serbatoi Montello e Mameli) e una ventina d centrali di pompaggio.
“Sono proprio le sorgenti, più superficiali, ad essersi impoverite, dobbiamo recuperare più in profondità, con i pozzi”, avverte il primo cittadin. In pratica una sorta di “assicurazione” da utilizzare alla bisogna: “Una prima leva sarà l’apporto addizionale di nuovi pozzi industriali in ambiti dismessi, come nell’area ex Bremach, o presso attività che possono dare il loro contributo anche in certe fasce orarie. In funzione della qualità delle acque sono previsti opportuni tipi di trattamento. Nel complesso da qui possono arrivare 20-25 litri al secondo. Una seconda è la ricerca di nuovi pozzi lungo il corso dell’Olona, prevalentemente tra l’area di Via Tintoretto, verso il confine con Induno, e l’ex dogana. Nella prima area, quella che sono andato a visitare, siamo già in fase avanzata e il piezometro (il pozzo di osservazione idrica, ndr) introdotto conferma che c’è un ‘apprezzabile quantitativo d’acqua. In pochi mesi prevediamo di poter mettere in funzione dei pozzi, portando nel complesso a 50-60 litri al secondo in più, così da compensare il minor contributo dalle sorgenti”.
Il fabbisogno massimo “teorico” a Varese è calcolato in 460 litri di acqua al secondo, ma quello reale non supera i 400 litri, più che sufficiente per soddisfare il consumo per abitante che è di 250 litri/giorno. Dove altro si può agire in prospettiva? In primo luogo sulle perdite che, comprensive dell’acqua assorbita per usi comunali, sono pari a circa un terzo. Non è poco: lunghezza della rete e dislivelli non aiutano. “Abbiamo continuato nell’opera di sostituzione delle condutture più critiche, in collaborazione con il gestore, con un piano comprendente la zona di Via Manin e Largo Flaiano. Siamo in attesa anche dell’esito della richiesta di finanziamenti dal Pnrr, che potrebbe voler dire 7-10 milioni di euro in più. Introduzione di vasche di invaso e nuovi serbatoi? No – risponde Galimberti – al momento non vediamo la necessità, e poi i tempi di realizzazione sarebbero troppo lunghi”.
In attesa degli interventi a medio-lungo termine – da quelli sull’agricoltura alla progressiva separazione e recupero in natura delle acque chiare degli scarichi, che cosa aspettarci per i prossimi mesi? “Se mi chiede se avremo restrizioni, penso proprio di si, perché il quadro non sembra migliorare rispetto all’anno scorso, ma più che ordinanze e sanzioni serve un’evoluzione di abitudini. L’acqua é un bene prezioso, che va gestito, per esempio passando a metodi di irrigazione che ne sprecano meno perché l’acqua in eccesso evapora, usare le ore notturne, dall’irrigazione all’uso della lavatrice: gesti piccoli ma importanti”.
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