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Editoriale

LO SCOGLIO

MASSIMO LODI - 10/03/2023

>>>ANSA/IL PAPA CHIEDE DI FERMARE SCAFISTI. MELONI, FAREMO DI TUTTO

Il teatrale Consiglio dei ministri a Cutro inscena il realismo. Era ora. Oltre all’anatema verso gli scafisti, ecco rappresentata l’urgenza di energie giovani, menti agili, forze  fresche  al servizio di un’Italia in canizie: s’avvizzisce, perde pulsioni, ha bisogno d’innovarsi sul lavoro e di sostenere il carico pensionistico. Ci voleva una tragedia, l’ennesima tragedia degli emigrati, per capirlo? Non ci voleva.

Però ben venga la persuasiva riflessione. Soprattutto il rifiuto dell’idea (a prescindere) di chiusura, respingimento, muri di qui e blocchi di là. Garante del confine tra pregiudizio e soccorso sarà Chigi prima che il Viminale. Rigore sì, accoglienza pure. E di più. Vince a modo suo la linea Meloni, non perde a modo suo il teorema Salvini.

In mezzo (1) tanta vituperosa ipocrisia. Denunziata dalla Chiesa, a cominciare dal capo dei vescovi. Il cardinale Zuppi, giorni fa, ha parlato insieme da presule e statista. Ci vorrebbero più spesso aspiranti statisti che si comportassero da saggi presuli. La politica come forma più alta di carità si vede di rado e bisognerebbe vederla sempre. Se no, che politica è?

A latere (2) le inadeguatezze singole. Per esempio del ministro degl’Interni. Buona volontà di civil servant, corto respiro politico. Come lui, altri. Un secondo peggior attore, cambiando tema: il titolare della Pubblica Istruzione, che adombra misure sanzionatorie verso una preside cui viene l’impeto di dire sulla democrazia quanto dovrebbe il suo superiore istituzionale. Si potrebbero fare ulteriori esempi. Morale: la premier non guida una squadra all’altezza del consenso elettorale da lei riscosso.

Questo è il problema, evidenziato anche dalle divergenti, e farisaicamente oblique/sottaciute, posizioni sulla guerra in Ucraina. La presidente del Consiglio e FdI coerenti con l’impegno occidentalista, gli alleati di Forza Italia e Lega in preda alle sbandate dei rispettivi leader. Non un’esemplare immagine esportata nel mondo, non un pericolo operativo da sottovalutare, di qui a poco.

Siamo in un transito epocale difficile e rivelatore. Ecco la prima svolta della legislatura: o passo lungo, avendo chiara la meta finale e alta, ovvero il progresso autentico della Repubblica. O passo breve, privilegiando il tornaconto della bottega di coalizione. Tocca alla rimodulata e post sovranista Meloni, coi fatti in aggiunta alle parole, imporsi invece di subire. Ne va del profilo internazionale dell’Italia, ne va della nostra sorte concreta, lasciando da parte -se il cinismo della ragion di Stato vuole- la pietas: o cambiamo, coniugando la disperazione che vien dal mare con le necessità terra terra di natura economico-sociale, o andiamo a sbattere. Su uno scoglio perfino più rovinoso di quello calabrese. Il teatrale Consiglio dei ministri a Cutro inscena il realismo, da interpretare su qualunque contemporaneo, aggiuntivo, popolare palcoscenico. Davanti a una platea scossa, speranzosa, esigente.

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