Se la Quaresima è un cammino contro la delusione (de-ludens), la prima mossa è una trasfigurazione.
Nella vita, come in una partita a carte, non puoi scegliere quello che ricevi all’inizio e quello che ti trovi poi, ma non è la sorte a decidere l’esito. Tutto dipende dalla profondità delle tue riflessioni, dalle tue scelte, dall’attenzione a chi hai vicino.
Immaginiamo una partita a carte in cui la briscola è “coppe”. Ci sono due tavoli in cui ciascuno di noi è “il quarto”. Da una parte 3 avversari di gioco si sfidano a luccicare: hanno coppe come trofei da vantare. Gli apostoli. Pietro Giacomo Giovanni brillano di luce riflessa. Dall’altra 3 soci con coppe per dissetare, gustare, condividere: Mosè ed Elia con Gesù che si illumina e trasfigura.
Ciò che luccica risucchia e dona la luce. A tutti – come a quei tre – piace sentirsi “di più” nell’alzare una coppa luccicante. Pietro si esalta, ma poi per paura arriva a rinnegare. Giacomo è impetuoso e ambizioso anche a scapito degli altri. Giovanni vola alto e vuole possedere la verità. Poi però nella pesca non prendono nulla e nell’orto degli ulivi, quando Gesù piange, si addormentano.
Gesù con Elia e Mosè invece giocano un’altra partita: si sceglie non ciò che luccica fuori, ma ciò che illumina dentro, non il prevaricare con trofei, ma il condividere con brindisi, non il deglutire per non pensare, ma il centellinare per gustare.
Due modi opposti di usare le stesse coppe. Quando pretendo attenzione, presenza, cura, prima mi chiedo “ma io offro me stesso?”. Quando giudico, accuso, rimprovero, prima mi chiedo “ma io sono così innocente?”. Quando mi aspetto di essere capito, compreso, giustificato prima mi chiedo “ma io applico lo stesso livello di tolleranza?”
La memoria, l’educazione, le passioni, i desideri sono coppa. Le relazioni, le speranze, le percezioni sono coppa.
Posso dare priorità al mio ego, allora non mi interessa se l’interno è vuoto o svuotato o se per trascuratezza diventa acido e sa di aceto. Oppure posso accontentarmi di un’ebbrezza a buon mercato. Posso invece scegliere di dare importanza a cosa mi riempie facendo decantare qualità, densità, gusto, colore, profumo, decidendo che sia il vino a dare valore alla coppa.
Gesù nell’ultima cena, come in ogni Messa, trasfigura il suo cuore in coppa piena della linfa della sua vita: “questo è il calice del mio sangue offerto per voi”. Ora tocca a noi decidere come giocare coppe e cuori.
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