Vi ricordate gli ecranoplani, gli ibridi tra un aereo e un mezzo marino (un aliscafo, più che una nave o un hovercraft) che erano stati realizzati dall’Unione Sovietica negli anni della Guerra Fredda? Erano dei mostri – uno in effetti si chiamava proprio Mostro del Caspio – pensati principalmente per il trasporto veloce di truppe e mezzi, ma anche con la possibilità di lanciare missili. Volavano sfruttando l’effetto suolo – ma per brevi tratti potevano pure fare quota – e il loro librarsi per aria era paragonato al volo, faticoso e un po’ goffo, delle oche. Gli Usa erano molto preoccupati dalle immagini che i satelliti spia inviavano, testimoniando le prove sul Mar Caspio.
Ma il crollo del comunismo e del blocco dell’Est ha fatto svanire ogni potenziale apprensione: gli ecranoplani o sono stati smantellati o mettono ruggine, come è il caso del mastodontico Lun, su una spiaggia del Kazakistan.
Era previsto che avessero pure uno sviluppo civile e ora questa tecnologia – che incredibilmente è stata accantonata anche da chi avrebbe potuto mutuarla e svilupparla – sembra finalmente rivedere la luce proprio in funzione del servizio passeggeri. La novità è l’arrivo, entro il 2025 (così dicono), del Regent Seaglider, che trasporterà viaggiatori nella maniera più efficiente possibile. Due compagnie, la Hawaian Airlines e la Japan Airlines, in prima linea nell’abbattimento dell’impronta di carbonio derivata dalle loro attività, hanno deciso di investire su questo progetto che mette a disposizione un mezzo dalla propulsione rigorosamente elettrica.
Il Seaglider è pensato per 12 persone e può operare solo sull’acqua (quindi non è dotato di carrello). Ma può attraversare mari e anche oceani in uno di questi tre modi: o usando lo scafo come una nave, o sostentandosi come un aliscafo oppure volando con l’effetto suolo (in modalità ecranoplano, dunque). Con le batterie attuali potrà disporre di un’autonomia di 300 km, ma con quelle di futura generazione i tecnici dicono che raggiungerà gli 800. E per il 2025 questo “step” tecnologico dovrebbe proprio essere completato. I primi test con un modellino in scala hanno dato eccellenti risultati, entro la fine dell’anno si procederà a collaudare un velivolo in grandezza reale.
L’abitacolo è stato concepito per dare la migliore visibilità ai passeggeri, con il massimo della comodità: tra un sedile e l’altro ci sono ben 90 cm di spazio, mentre il carico pagante è di 1400 chili. La velocità d’esercizio sarà tra i 250 e i 300 orari, valori che fanno ben capire quale sarà la sua identità: il Seaglider assicurerà infatti un servizio taxi tra centri urbani lungo le coste, o tra una località di queste e le isole. Le Hawaii, la zona di New York, quella di Tokyo ma anche quella di Barcellona e magari un giorno (perché no?) le tante che può offrire l’Italia, saranno il teatro operativo. Quindi: più praticità e zero mal di testa nei collegamenti di breve distanza, anche se a onor del vero occorrerà capire se sarà un servizio elitario, tipo aereo executive, o se le tariffe saranno alla portata di più tipologie di viaggiatori.
Ad ogni modo i progettisti del nuovo mini-ecranoplano hanno anche calcolato, oltre a quelli dell’impatto “verde”, un vantaggio insospettabile: il Seaglider può venire incontro a chi non è a suo agio con il volo e soffre salire su aereo che raggiunge grandi altezze. Piuttosto che volare a decine di migliaia di piedi, si decollerà dall’acqua e lì si ammarerà, mantenendo, grazie all’effetto suolo, quote minime. Così i paurosi saranno rassicurati.
Corriere.it
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