(S) Svanita la speranza che vengano i marziani a salvarci da guerre, malattie, terremoti e astensionismo elettorale, che cosa ci rimane da fare? Cambiare mentalità, diceva Onirio, ma come? Ma chi ci aiuta?
(C) Confesso! Astenermi dal voto è stata una tentazione. Ma non confesso per chi ho votato, rivelerei più una disperazione che una convinzione, anche se difendo la scelta del “male minore”, che da qualche amico mi veniva rimproverata fin dai tempi del mio diretto impegno politico. Non scegliere è sempre la scelta peggiore.
(S) La ragione principale della non-scelta è l’evidenza di un male insito nel programma o nella pratica dei partiti. Rifiuti anche quello che tu chiami “male minore” per non rendertene complice. Siccome nessuno è senza peccato, nessuno merita il voto.
(O) È la scelta dei cattolici che rifiutano il compromesso sui valori non negoziabili, in nome di una consolidata dottrina morale. Io rifiuterei piuttosto di aderire ad una proposta che non promuova il “bene massimo” o perlomeno maggiore. La tentazione del non voto per me si rafforza invece di fronte al compromesso, al tentativo di non scontentare nessuno, alla mediocrità, al rinvio dei problemi, alla paura di rischiare un forte investimento sul futuro. Nessuno propone un bene davvero attraente, nessuno merita il mio voto.
(C) Capisco entrambe le posizioni, ma aggiungo una valutazione forse più realistica. Come noi fatichiamo ad arrivare ad un giudizio certo su questioni serie, anche i politici fanno fatica a comunicare le cose importanti e si affidano troppo spesso alla dichiarazione sintetica, al tweet trionfalistico per sé o sarcastico per l’avversario, alla battuta polemica, talvolta persino offensiva.
(O) A furia di battute un La Russa è diventato Presidente del Senato! E continua. Meriterebbe davvero un figlio milanista.
(C) Che soffrirebbe più di lui. Lo dice un milanista che ha avuto un padre interista. Già, è un po’ più sopportabile avere un direttore Juventino. Ma la colpa è anche un po’ nostra, di noi comunicatori e di noi pubblico. Per primi, non siamo disposti ad ascoltare discorsi troppo lunghi e complessi, a sederci ad un tavolo e confrontare proposte e valutazioni quantitative. Preferiamo dimenticare la cifra del debito pubblico, ci riesce impossibile valutare l’impatto del superbonus 110%, fingiamo di non capire di essere davvero in guerra, anche se per procura e che la denuncia della Russia del Trattato START avvicina il conflitto nucleare. E quando si tratta di votare? Apprezziamo le battute salaci e gli scontri verbali. Questa mi sembra la ragione vera dell’astensionismo: non sappiamo, ma presumiamo di saperne più degli altri e non vogliamo fare lo sforzo di documentarci, di capire, di giudicare.
(S) A me sembra che si crei un corto circuito tra politici e comunicatori: questi ultimi finiscono per valorizzare quei politici che, volenti o nolenti, creano il caso: con la forzatura, con la sciocchezza, con l’insulto, con la stravaganza. Prendiamo due esempi, i governatori Zaia e De Luca: convinzioni e programmi diversissimi ma stesso stile esagerato. Pensate che portino credibilità alla politica? Magari si procurano qualche fan all’interno del loro partito.
(C) Danno più che altro materiale ai comici e a un tipo di giornalismo, molto ascoltato, che alla comicità si avvicina, penso a La Zanzara, a Un giorno da pecora, a Che tempo che fa, a Fiorello. Che la satira abbia sostituito le trasmissioni accanitamente partigiane (tipo Santoro per intenderci) che cosa significa? Che si è persa la fiducia nell’autorevolezza delle persone e nella possibilità di cambiamento.
(S) Quali rimedi? L’educazione civica a scuola, fin dalla primaria?
(O) E le primarie, come sta facendo il PD, meritando il plauso di Ezio Mauro, di solito ipercritico.
(C) Ti chiedo scusa, ma su questo sono molto più scettico. Anche le primarie nascono dal desiderio di superare i partiti come intermediari, cioè dalla stessa radice, chiamata disintermediazione, che finisce per svalorizzare anche il Parlamento e la sua funzione rappresentativa. La vera competenza finisce per essere per apparire poco utile.
(S) Allora non c’è rimedio. Quando Berlusconi si esibisce in affermazioni non solo incredibili, ma sicuramente non condivise da nessuno nel suo stesso partito, in Italia e nei partiti corrispondenti europei, mina la credibilità della politica, oltre alla propria. Non si tratta di voltar pagina, se vogliamo riportare la gente alla politica, ma proprio di chiudere il libro aperto con la crisi dei partiti cominciata nel ’92 e scrivere un’altra storia.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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