Ecco l’occasione di riscatto per una quota (almeno una quota) degli elettori che quindici giorni fa han disertato le urne lombarde/laziali: partecipare alle primarie del Pd. È comprensibile che l’appuntamento disincentivi alla mobilitazione, data la non entusiasmante posta in palio ovvero la segreteria d’un partito uscito tra i fischi da politiche e regionali; preso da endemici litigi interni; nell’imbarazzo a decidere quale linea seguire, quali alleati scegliere, quali categorie economico-sociali privilegiare.
Eppure il voto imbucato lì, negli scatoloni messi al servizio della buona volontà popolare, sarebbe una risposta confortante alla defezione delle coscienze. Perché di questo s’è trattato nelle recenti tornate elettorali, e di questo si tratta nella vita comune quotidiana. La rinunzia a contare, misurarsi, decidere. L’inclinazione a rimuovere, fregarsene, scolorire. Scolorire che cosa? La sagoma prossima ventura della democrazia, il ritratto/quadro del nostro futuro.
E quale più invitante spunto d’attuare il proposito redentivo che impegnarsi nella scelta del leader dell’opposizione? Non c’è dubbio che, al netto d’errori-presunzioni-albàgie lo sia il Pd; e che conti nei suoi ranghi personalità eccellenti, basti pensare al corteo dei bravi sindaci lombardi; e che séguiti a rappresentare una scuola di politica, certo migliore -nonostante insista a esibire alcuni tra i peggiori difetti dell’autoreferenzialità di sinistra- del qualunquismo superficiale che sposta il consenso, di elezione in elezione, da un demagogo all’altro.
È questa nota, certo banale nella sua semplicità, che dovrebbe suggerire un tic di coscienza civile. Sta infatti nell’interesse collettivo una rappresentazione autorevole e rassicurante della dialettica repubblicana, scopo che si raggiunge contrapponendo alle soverchianti forze di maggioranza un cartello di minoranze di cui sia guida il più ragionevole dei Pd, essendo numerosi e non uno solo i Partiti democratici. Ovvero le correnti.
Ecco perché, oltre agl’iscritti, anche i non iscritti hanno la convenienza pratica (lasciamo perdere l’impulso ideale) a uscir di casa e infilarsi nei gazebo. Poi che vinca Bonaccini o la Schlein è forse questione secondaria, pur se appare chiaro quanto sia pragmaticamente utile l’esperienza di leadership amministrativa al servizio del rinnovamento politico. Natura non facit saltus: la formula di origine scolastica resta sempre valida.
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