Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

L'antennato

IN SOFFITTA

STER - 17/02/2023

sanremoVedere il presidente Mattarella assiso su un palco del teatro Ariston è stata la cifra esatta – quasi una premonizione – di quello che sarebbe stata l’edizione 73 del Festival della Canzone Italiana: il polo assoluto dell’attenzione di una nazione, per una settimana con lo sguardo rivolto fissamente all’estremo Ponente Ligure. Sembrava che succedesse – o dovesse succedere – tutto lì, a Sanremo, nel segno di una bulimia che riguardava ogni cosa: le televisioni si erano trasferite lì, le radio pure, le star erano lì, non parliamo dei cantanti, anche quelli non coinvolti nello show (e del resto, davvero pochi non lo erano).

A Sanremo in quella settimana succede di tutto perché ogni cosa si giova della concentrazione abnorme di media che popola la ridente cittadina: vuoi presentare un libro? Vai lì. Vuoi parlare del terremoto in Turchia? Vai lì. Tu vai a Sanremo, poi qualcosa succede, una telecamera si accende, un taccuino si apre anche per te.

Sanremo ha questo superpotere: per una settimana non si parla (quasi) d’altro, e all’indomani della proclamazione del vincitore (quest’anno Marco Mengoni, come nel 2013) ogni cosa scompare in una sorta di buco nero catodico che inghiotte e cancella tutto quello che sembrava fino a poche ore prima di importanza capitale.

Ogni abitudine consolidata sbiadisce: basti pensare che quest’anno Mediaset ha voluto dopo anni di desistenza controprogrammare il festival schierando i suoi più forti programmi, uscendone con le ossa rotte: il Grande Fratello è precipitato dal 22 all’11% di share, addirittura la De Filippi abituata a veleggiare oltre il 30% di share, ha portato a casa contro la finale del festival un misero 12%. Lesa maestà!

Gli ascolti impressionanti che hanno accompagnato l’edizione appena andata in archivio hanno toccato livelli medi sconosciuti da più di un quarto di secolo, e questo accresce a dismisura gli appetiti di chi vuole far parlare di sé. In quella settimana mediaticamente stregata, chi parla di Sanremo va in tendenza sui social, si guadagna i titoli di giornali e telegiornali, fa scalpore, a prescindere dalla pregnanza della dichiarazione.

Quest’anno un ministro ha cannoneggiato praticamente per una settimana il festival e il suo conduttore Amadeus, tanto da indurre il solitamente mite e certamente furbo anchorman a uno sbotto “contra personam”: “Se al ministro non piace, guardi altro” ha tuonato dall’Ariston. Ma il Ministro era sul piede di guerra già per via della polemica sull’intervento di Zelensky – poi derubricato a letterina notturna nella serata finale – e così ha addirittura bollato il potente gesto del Presidente della Repubblica di presenziare alla prima con uno sprezzante “si vede che aveva bisogno di svagarsi”; nessuno mai si sognerebbe di dire la stessa cosa quando lo stesso Presidente e mezzo Governo si ritrovano sul palco reale della Scala di Milano per la prima di Sant’Ambrogio.

Eppure, per l’industria musicale italiana, l’evento Sanremo non è meno importante di quanto non sia il debutto della stagione lirica meneghina, anzi.

Qualche (piccolo) incidente di percorso – come un noto rapper che strappa la foto di un viceministro in posa discutibile, o un trapper che bacia sulla bocca in diretta il noto rapper di cui poco sopra o ancora il solito dibattito sulle quote rosa (e la loro mancanza) – hanno facilitato a sipario abbassato l’aprirsi del dibattito – tutto politico – sulla necessità di cambiare i vertici Rai, colpevoli di omesso controllo. Addirittura, a domanda precisa, lo stesso Amadeus nella conferenza stampa finale di un festival da record, è stato costretto ad ammettere che “se mi mandano via, che devo fare? Vado”. Paradossale trattare così uno che ha messo su uno spettacolo costato 20 milioni di euro e ne fruttati alla Rai circa 50. Ma a pensarci, è giusto così: di solito in certi ambienti fanno carriera quelli bravi a fare il contrario.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login