Le elezioni regionali hanno segnato un triste primato di astensionismo. Sei elettori lombardi su dieci hanno deciso di non recarsi alle urne, mandando così alla politica un messaggio chiaro che purtroppo si ripete da diverse consultazioni. Il risultato elettorale si è così caratterizzato con una sostanziale perdita di consenso: un calo di voti che ha interessato tutti gli schieramenti, anche, e forse soprattutto, chi le elezioni le ha vinte.
La disaffezione al voto è oggi un problema trasversale sia alla destra che al centro sinistra. Un tempo si diceva che l’astensione fosse un problema solo per la destra, queste elezioni ci hanno dimostrato che non è più così. Sicuramente sulla sconfitta del centro sinistra pesa l’assenza di un progetto politico vincente, che potesse muovere un più ampio consenso e in grado di produrre un vero cambiamento. La contendibilità c’era, ma la divisione tra le forze alternative alla destra non ha portato alla mobilitazione e alla partecipazione al voto. Quando la sensazione di aver già perso fa da sottofondo a tutta la campagna elettorale, il risultato delle ultime regionali è da mettere in conto. E così, nonostante l’ottimo lavoro di Majorino, le urne hanno dato un esito chiaro.
Come progettare ora il futuro dopo che le schede elettorali sono state contate e le urne si sono chiuse? Da cosa ripartire dopo aver compreso il messaggio che i cittadini hanno voluto dare a tutti gli schieramenti attraverso l’astensione? Come riportare le persone a votare e a tornare a credere nella politica? Credo che oggi dobbiamo ripartire da alcuni elementi fondamentali se vogliamo riavvicinare le persone alla politica. Uno di questi è la realizzazione concreta delle priorità del territorio. I cittadini vogliono che vengano portati avanti progetti che migliorano la vita delle persone, vogliono vedere meno parole e più fatti, e soprattutto vogliono che ci si ricordi di loro non solo in campagna elettorale. Questa concretezza e vicinanza alle persone va messa in pratica da subito, senza aspettare la prossima tornata elettorale. E poi bisogna abbandonare la litigiosità che contrappone gli schieramenti costantemente.
Fontana ha vinto le elezioni e sarà il Presidente della Regione Lombardia per i prossimi 5 anni, il che dà a Varese un orizzonte temporale allineato pensando alla scadenza dei mandati di Comune e Regione (maggio 2027 per il Comune e febbraio 2028 per la Regione). Durante tale tempo servirà dare continuità a tutti i temi già avviati. Con il Presidente Fontana dovremo confrontarci sul tavolo del dialogo per portare a compimento una serie di progetti messi in campo in questi anni a Varese, grazie alla buona collaborazione tra Comune e Regione. E studiarne di nuovi nell’interesse della città e del territorio.
Penso ad esempio al collegamento ferroviario rapido con Milano, alla realizzazione del nuovo Teatro Politeama e agli impianti sportivi. Ma le altre sfide importanti per il nostro territorio sono anche le prossime Olimpiadi invernali del 2026, la valorizzazione del Lago di Varese e del Sacro Monte. Tutte partite fondamentali per la città e l’intera Lombardia, perciò Comune e Regione dovranno dimostrare di saper collaborare come già fatto in questi anni. Perché oggi più che mai i cittadini ci chiedono di vedere una politica che sa far prevalere l’interesse collettivo contro quello degli schieramenti politici. Certo, consapevoli delle differenze politiche e, in molti casi, dei modi in cui raggiungere gli obiettivi. Ma questo non preclude la possibilità al confronto e alla collaborazione. Sono infatti convinto che solo grazie ad una politica seria del fare, che sa costruire progetti concreti e li realizza, potremo dare le risposte all’astensionismo. Pur partendo da idee diverse l’obiettivo dovrà essere comune: il bene di Varese e del suo territorio.
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