Guardate bene questa foto. Ritrae il “roll out” nello stabilimento di Everett dell’ultimo Boeing 747 costruito e lo scorso 31 gennaio, è avvenuto il volo di consegna alla compagnia Atlas Air, basata a Los Angeles. Il Jumbo-jet di “fine corsa”, il numero 1574 realizzato, è un modello della serie 8 adattato interamente a cargo: dopo aver trasportato milioni di passeggeri in tutto il mondo, infatti, il suo destino attuale è di portare, prima di tutto le merci.
C’è molta tristezza nel prendere atto del tramonto della “Regina dei cieli” – tramonto si fa per dire perché i 747 continueranno a volare ancora per anni e anni – ma questo è anche un momento da vivere con solennità, concedendo il giusto tributo a un’icona del precedente secolo che si è trasferita nel Terzo Millennio. La prima cosa che mi viene da dire, infatti, è che il Jumbo ancora prima di Internet ha unito il mondo, rivoluzionando il trasporto aereo e rendendolo più “democratico” perché ha aperto le vie del cielo a un gran numero di passeggeri.
Progettato alla fine degli anni 60 per soddisfare la domanda di viaggi di massa, il Boeing 747 è diventato in breve un punto di riferimento dell’aviazione civile. Primo jet di linea a doppio corridoio, con l’inconfondibile silhouette “a gobba”, il Jumbo raddoppiò la capacità del trasporto passeggeri portandolo a 350-400 posti, rimodellando a sua volta il design degli aeroporti. Qualcosa di analogo sarebbe accaduto anni dopo con un erede perfino più grande, l’Airbus A380, che però non sta conoscendo lo stesso successo del predecessore.
La storia della sua nascita è diventata un mito. Juan Trippe, fondatore della Pan Am (purtroppo oggi sparita), voleva ridurre i costi aumentando il numero di posti a sedere. Durante una battuta di pesca sfidò il presidente della Boeing, William Allen, a realizzare un aeromobile più grande del 707. Allen incaricò il leggendario ingegnere Joe Sutter. Il team di Sutter, noto con il soprannome “gli Incredibili”, impiegò solo 28 mesi per sviluppare il 747. Il primo volo della “Regina dei cieli” avvenne il 9 febbraio 1969 per poi entrare in servizio effettivo nel 1970 con la Pan Am: una delle compagnie simbolo degli Usa (l’altra era la Twa, che a sua volta ha fatto una brutta fine) nel 1966 ne aveva ordinati in gran quantità con un investimento di 525 milioni di dollari. Il primo 747 decollò da New York il 22 gennaio 1970 con diverse ore di ritardo a causa di un guasto a uno dei quattro motori.
Il Boeing 747 non ha solo cambiato il modo di viaggiare in aereo di milioni di persone, ma è stato anche un simbolo della storia di questi ultimi cinquanta anni e contempla anche due versioni speciali: i due Air Force One che trasportano il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti (in modo rigorosamente separato) e il misterioso 747 “Doomsday Plane” (aereo dell’Apocalisse), il posto di comando statunitense in caso di conflitto nucleare. Una delle immagini-icona del secolo scorso, tornata di attualità in questi mesi con la “rivoluzione delle donne” scoppiata dopo la morte di Mahsa Amini, è poi quella dell’ayatollah Khomeini sul Boeing 747 che il primo febbraio del 1979 lo riportò in Iran alla caduta dello scià Reza Pahlavi, dopo 15 anni di esilio.
Dopo un crollo durante la crisi petrolifera degli anni 70, il periodo di massimo splendore dell’aereo arrivò nel 1989, quando Boeing introdusse il 747-400 con nuovi motori e materiali più leggeri, che lo rendevano perfetto per soddisfare la crescente domanda di voli trans-oceanici. Ma non ha potuto battere un “vizio” di fondo: l’essere un quadrimotore in un momento in cui i bimotori, grazie a propulsori più efficienti e risparmiosi, avevano permesso di varcare gli oceani nella massima sicurezza e secondo rotte ben definite. In fondo lo stesso problema ha caratterizzato proprio il 380, battuto dalla concorrenza di velivoli più “risparmiosi” anche se meno capienti.
In origine anche il 747 avrebbe dovuto avere un successore interamente su due piani come l’Airbus 380. Ma non se ne fece nulla. Alla resa dei conti proprio l’innovazione tecnologica che era stata alla base dell’avvento e del successo del Jumbo è l’elemento che ne ha decretato la fine.
Corriere.it
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