Sollecitato dal prof. Gottlieb Schöngen, docente di teologia fondamentale presso l’Università di Monaco, Joseph Ratzinger presentò nell’estate del 1951 in facoltà un’opera di estremo interesse, Popolo e casa di Dio in Sant’Agostino, tema di concorso per l’anno di studi 1950-1951. L’opera, causa il progresso degli studi sull’argomento e intervenuti dopo il Concilio, conobbe, rivista, una riedizione nel maggio del 1978. Teologicamente importante per Agostino non è già lo spazio, bensì la comunità raccolta nello spazio, che dallo spazio viene solo indicata e rappresentata. Non l’edificio sacro, bensì la comunità cristiana viva è l’equivalente cristiano del tempio testamentario oppure anche del tempio pagano. La riflessione sulla casa di Dio non conduce a una teologia della domus Dei, bensì mediante il superamento della casa, conduce immediatamente a una teologia del popolo vivente di Dio, della ecclesia, ossia della congregatio che si manifesta in questa casa. Il nuovo tempio è il corpus di Gesù Cristo e da questo concetto sono toccati questi pensieri: l’adorazione cultuale di Dio e quello di inabitazione di Dio.
Domus per Agostino designa una forma comunitaria e inferiore rispetto alla civitas ed è simbolo della grande comunità della Chiesa. La Chiesa è una comunità di fede e di amore fondata in Cristo. L’insieme dei concetti raccolti sotto l’espressione casa di Dio occupa nella dottrina di Agostino sulla Chiesa uno spazio straordinariamente ampio, ma molto stratificato e non ha un significato uniforme. Casa di Dio non designa un proprio centro di pensiero nella ecclesiologia di Agostino, bensì è un mezzo di spiegazione che non va oltre il rango di un simbolo prediletto, il più amato.
La Chiesa cattolica, riunita da Cristo è popolo, è l’unico popolo. Omnes gentes, una gens. Specialmente nella polemica antidonatista il concetto di catholica è di grande importanza. La Chiesa appare come la civitas fondata da Dio, spirituale, oppure come una sua colonia in pellegrinaggio sulla terra. Punto di aggancio per la dottrina del popolo di Dio è nel popolo liturgico, segno della vera Chiesa. Il centro dell’essere del popolo sta nel suo diritto, diritto divino, cioè sacramentale. La Chiesa è comunità sacramentale del corpo di Cristo, cioè Corpus Christi, concetto né mistico né confuso, bensì concreto e non inteso solo simbolicamente. Unus panis, unum corpus sumus multi è il centro oggettivo del concetto di Chiesa in Agostino, nucleo veramente fedele alla tradizione.
Il giro di pensieri sulla domus in Agostino ha il suo fondamento quasi esclusivamente nella pura parola della Scrittura. Populus-civitas si fonda sulla realtà pre-cristiana del popolo di Dio veterotestamentario e sulla realtà extracristiana dello stato pagano degli dei (demoni). L’idea del corpus Christi si fonda nella realtà cristiana della Chiesa, che offre sacrifici; i cattivi, in quanto membri della meretrice, non hanno parte alcuna nel corpo del Signore. La civitas Dei supera lo spazio della Chiesa e abbraccia anche il mondo degli angeli, l’intera comunità di quanti aderirono a Dio, corpus Christi delimita quella parte della città santa che è stata conquistata grazie all’azione redentrice di Cristo per essa, cioè la Chiesa. Civitas e populus sono concetti universali. La peculiarità del popolo di Dio, la sua differenza specifica è inclusa nel concetto di corpus Christi. Corpus Christi esprime il modo di essere, l’intima realtà di quanto è circoscritto con civitas e populus.
La Chiesa è lo stato del popolo di Dio prefigurato nello stato del popolo ebraico, fondato da Cristo nella fede e condotto dalla schiavitù dei demoni alla libertà, edificato sul fondamento della fede verso l’unità dell’amore, in attesa della purificazione e riunificazione definitiva per il sacrificio pacifico dell’ultimo giorno. Splendida è la descrizione del grande sabato del cosmo alla fine dei giorni. Là riposeremo e vedremo; vedremo e ameremo; ameremo e loderemo. Perverremo al Regno che non ha fine. Attraverso tutte le opere di Agostino risuola la brama della pace eterna.
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