Macché ricatto, era semplice insonnia. Sarebbe questo il motivo che indusse l’86enne Benedetto XVI a rinunciare alla cattedra di S. Pietro l’11 febbraio 2013: Joseph Ratzinger lo avrebbe confidato al prediletto biografo Peter Seewald, per lettera, poche settimane prima di morire. All’origine dell’inusitato gesto che prima di lui compì Celestino V suscitando la condanna dell’Alighieri, sarebbe un disturbo del sonno – peraltro assai diffuso, colpisce un italiano su dieci – che lo accompagnava ininterrottamente dalle Giornate della Gioventù celebrate a Colonia, in Germania, nell’agosto 2005. Pochi mesi dopo l’elezione a successore di Giovanni Paolo II.
I sonniferi non funzionavano più, ha spiegato a Seewald l’ex papa emerito, e le sue forze, per l’età avanzata, non gli consentivano di esercitare il ministero in modo adeguato. Sulle dimissioni di Ratzinger, lo sappiamo, sono state fatte speculazioni a non finire. Si è parlato di cospirazioni legate allo scandalo finanziario della banca vaticana e di un ricatto connesso al caso Vatileaks, il furto di documenti riservati messo a segno dal maggiordomo che avrebbe influito sulla decisione di farsi da parte. Chiacchiere. Quando nel 2021 morì l’amico-nemico teologo Hans Kung, Benedetto XVI gli augurò di riposare in pace. Un privilegio che a lui non è concesso.
Per i cultori di aneddoti e curiosità vaticane, Benedetto XVI non è l’unico papa ad avere sofferto di una grave forma d’insonnia. Ne patì il cauto Clemente XI Albani, di Urbino, che nel vivo del Giubileo del 1700 aveva tentato inutilmente di rifiutare la nomina prevedendo un regno irto di difficoltà. Si riconosceva incapace di reggerne il peso. Gli fu ricordato che era stato scelto dallo Spirito Santo e dovette rassegnarsi. Governò per vent’anni tenendosi accuratamente fuori dalle lotte tra le teste coronate. Nel suo caso l’insonnia era provocata dalle frequenti crisi d’asma che lo obbligavano a trascorrere la notte su un “seggiolone” nel silenzio lacustre di Castelgandolfo.
Prima di lui Innocenzo XII Pignatelli, soprannominato Pulcinella perché napoletano, soffriva di una cronica lesione femorale che ne disturbava il sonno riducendolo all’infermità, ma la gente continuò ad amarlo per essersi prodigato in opere di soccorso contro la peste, il terremoto e l’inondazione del Tevere nel 1695. Come lui Paolo IV Carafa, severo e nervoso custode dell’ortodossia cattolica tradito da nipoti profittatori e dal disastroso esito della guerra alla Spagna, trascorreva le notti vegliando, costretto a prendere il sonno quando veniva e a cambiare l’ora dei pasti e del lavoro. Una vita stravolta, che ne accelerò la fine nel 1559, dopo cinque anni di regno.
Soffrì di tenace insonnia infine, proprio come Joseph Ratzinger, Innocenzo X Pamphili, travolto dagli avvenimenti politici internazionali legati alla Guerra dei Trent’anni. Convinto nepotista e papa antifrancese, fu eletto il 15 settembre 1644 nonostante l’opposizione del cardinale Mazzarino successo al Richelieu alla guida della Francia e uno dei personaggi principali, in letteratura, della saga dei moschettieri di Dumas. Dovette subire la pace di Westfalia che calpestò i diritti della Chiesa preludendo alla spoliazione dei beni ecclesiastici e, più tardi, alla fine del potere temporale pontificio. Ce n’era abbastanza per non dormirci la notte.
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