L’attività di alcuni organi o apparati si può cogliere nella vita quotidiana anche in condizioni fisiologiche, è il caso ad esempio del cuore che possiamo sentire battere, del respiro che possiamo ascoltare, dei rumori prodotti dal nostro apparto digerente ad esempio i brontolii dello stomaco in attesa di cibo.
Altri organi invece lavorano incessantemente giorno e notte senza che la nostra sensibilità ne possa percepire l’attività come a esempio il rene, organo vitale, senza il quale non è possibile sopravvivere.
I reni (sono due) fanno parte del sistema urinario, fondamentale nella eliminazione di alcuni dei prodotti di scarto del nostro metabolismo, ma anche per l’equilibrio idroelettrico delle nostre cellule.
Posti nella cavità addominale, hanno la straordinaria capacità di filtrare grandi quantità (circa 170 litri al giorno) di plasma (la parte liquida del sangue), riassorbendone poi la stragrande maggioranza e limitandosi poi, tramite le vie urinarie (ureteri, vescica, uretra) ad eliminarne, con l’urina, una piccola percentuale (circa 1,5/2die).
Una delle caratteristiche dei reni è che non danno segnali clinici evidenti se perdono progressivamente la loro funzionalità e quando emerge una loro insufficienza è perché l’organo è ormai gravemente compromesso.
Vale la pena di ribadire che la perdita completa di funzionalità renale non è compatibile con la vita e quindi solo la dialisi (filtrazione del sangue attraverso specifiche attrezzature esterne al corpo umano) od il trapianto d’organo, permettono la sopravvivenza.
Ecco perché la Società Nazionale di Nefrologia (quella specialità che appunto si interessa nello specifico dell’attività di questo apparato) puntualmente cerca di risvegliare l’attenzione sulla prevenzione delle patologie renali, molto spesso, proprio perché silenti, misconosciute.
Queste avrebbero circa il 7/10 % (con gradi più o meno seri) di incidenza nella popolazione adulta.
Al primo posto tra le abitudini quotidiane che combattono l’insorgenza di queste patologie, è stata posta l’attività fisica. Riportando uno studio americano condotto su oltre 2mila uomini di 40 anni seguiti per venti, è infatti emerso che una buona condizione fisica previene la stragrande maggioranza delle patologie che si dimostrano aggressive verso il rene prime fra le altre diabete, ipertensione ed obesità.
La seconda osservazione emersa è che, come sempre, una diagnosi precoce di una eventuale patologia consente interventi in tempi ideali per evitare le complicanze, e che nello specifico, semplici esami ematochimici o delle urine posso essere sufficienti.
Nel sangue e nelle urine si va a cercare il livello di creatinina, un prodotto di scarto dell’attività muscolare, che viene filtrata ed espulsa in quanto inutile e dannosa.
Nelle sole urine invece si va a cercare l’albumina che è una proteina che in condizioni di salute non passa il setaccio renale e viene trattenuta, mentre in condizione di patologia (anche inziale) è persa, in quanto le maglie del filtro tendono ad allargarsi.
Consigliato quindi attorno ai 40 anni fare un piccolo check così orientato mentre in età giovanile può essere utilizzato, per far emergere patologie silenti, il controllo delle urine obbligatorio ad esempio per le visite di medicina dello sport.
Poiché come accennato bisognerebbe abbattere i fattori di rischio, oltre all’attività fisica, attenzione andrebbe rivolta anche alla dieta.
Contenere il consumo di sale ai 5 grammi giornalieri raccomandati (oggi in Italia siamo attorno ai 10), diminuire in generale le calorie (ed i grassi animali) per combattere il sovrappeso, bere i due litri d’acqua al giorno indicati come valore ideale e non esagerare nell’assunzione delle proteine (ne bastano generalmente 0,8gr per kg di peso al dì), limitare gli alcolici al minimo.
You must be logged in to post a comment Login