Il mistero è una realtà che non “si” comprende, ma che “ci” comprende. Nel Vangelo i conti non tornano: con 5 pani mangiano in 5.000 e ne avanzano 12 ceste. Purtroppo però sembra che con noi e per noi i miracoli non funzionino mai. Ma Gesù fa di più: ci dice che possiamo farlo succedere noi. Per capirlo serve un piccolo sforzo di fantasia e di matematica.
Un cammelliere prima di morire lasciò in eredità 11 cammelli ai tre figli, specificando però nel testamento che al primo spettava 1/2, al secondo 1/4, al terzo 1/6.
Ci furono liti, accuse, rivendicazioni di fronte alla metà (cioè 5,5) di cui aveva diritto il primo: lui interpretava la volontà del padre come diritto ad avere di più, quindi per non uccidere i suoi cammelli, prendersene 6. Gli altri invece brontolavano: “Hai già tanto, lascialo a noi!”.
Arrabbiarsi serve solo a farsi male, anche se ognuno agisce per fare e farsi giustizia. C’erano soluzioni alternative per adempiere la volontà del padre?
Aspettare tempi migliori oppure usare la violenza (uccidere la parte contesa e spartirsi la carne), monetizzare (chiudere l’attività, vendere tutto, dividere il ricavo); divisione? condivisione? moltiplicazione? miracolo?
Un amico del vecchio padre decise di regalare loro un cammello, così sarebbero diventati 12 e sarebbe stata possibile la divisione. Al primo spettava 1/2 (cioè 6, al secondo spettava 1/4 (cioè 3), al terzo spettava 1/6 (cioè 2). Così ognuno aveva quel che gli spettava, con buona pace per tutti. Nessuno ci perdeva! Tutti ci guadagnavano!
6+3+2=11; così anche l’amico si riporta via il suo. Come è possibile? Eppure è matematica! Il miracolo non si comprende, ma ci comprende! Chi investe in sensibilità non si impoverisce mai.
Ciò che smuove Gesù è la sensibilità. Tutto parte dall’attenzione alla situazione concreta, a come sta l’altro, ai suoi bisogni. Le regole della giustizia da sole garantiscono la pace. Ci vuole una giustizia “benevolente”, che non solo “vuole il bene”, ma “vuole bene”. Altrimenti si scivola in un giustizialismo.
La sensibilità sembra un privarsi di qualcosa, ma si rivela un investimento se ci si mette in gioco seriamente. È accorgerci di quanto accade intorno a noi, è imparare a captare i segnali che la vita ci trasmette. È la capacità di godere della vita in ogni dettaglio, accorgendosi dei miracoli che l’amore fa accadere ogni giorno (non solo da spettatore o da fruitore, ma da attore). Questa è la logica di Dio: è un mistero che non si comprende, ma che ci comprende.
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