(O) Celebriamo questa grande vittoria sulla mafia?
(C) No. Sono del parere di Caselli. Non credo che sia finita la lotta e non mi pare neanche un gran risultato, visto che sono occorsi trent’anni per prendere un latitante che stava all’angolo della strada e che veniva a curarsi a quattro passi dal posto di comando di chi doveva catturarlo.
(S) Mi rubi il mestiere di scettico?
(C) Non ci tengo. È evidente che si chiude una fase, quella del controllo del territorio in sostituzione dello Stato. Ormai le mafie sono molte, plurinazionali e globalizzate. Non è un problema che si vince a Corleone o Castelvetrano, nemmeno a Napoli, in Calabria o in tutt’Italia. È nel mondo e nella circolazione universale del denaro sporco. Una facile battuta: preso Messina, resta Denaro, in circolazione libera in tutto il mondo. Quindi non è vero che la le mafie non fanno più paura. Mi domando invece se sia giusto avere paura di presidenzialismo e autonomia differenziata.
(S) Rieccomi, dico no ad entrambe, rischiano di rompere equilibri già fragili.
(C) Vero. L’equilibrio istituzionale è importante, ma non deve diventare il rigor mortis. C’è bisogno assoluto di efficienza e di efficacia. Ma soprattutto di spezzare il circolo vizioso che lega sia l’azione del Governo, sia l’attività legislativa del Parlamento, agli umori dell’opinione pubblica, alias sondaggi.
(O) Per trattare questi argomenti ci vorranno dieci articoli almeno; verremo a noia.
(C) Consapevole della difficoltà, per oggi annuncio solo il tema. Presidenzialismo: il dibattito vero riguarda la funzione preminente di questa istituzione: garante dell’equilibrio tra i poteri o superpotere esecutivo? Elezione diretta o mediata dal Parlamento e dalle Regioni, come ora? La nostra tradizione dice: garante e come tali si sono comportati tutti i presidenti, trascurando qualche lontana escursione di Gronchi e di Pertini. Ma una piccola modifica si rende indispensabile: l’introduzione del divieto di ricandidatura e l’abolizione del ‘semestre bianco’. Sono sagge proposte già avanzate da Mattarella. Il divieto di ricandidatura presenta alcuni vantaggi: consente di esercitare a cuor leggero ma con maggiore intensità alcuni importanti poteri già oggi attribuiti: l’indirizzo politico, mandando messaggi alle Camere, o rimandando loro leggi prive di copertura sostanziale o sospette di incostituzionalità.
(S) Certo, se questi poteri fossero stati esercitati in passato, forse non avremmo un debito pubblico così enorme…
(C) Il divieto potrebbe persino aprire alla possibilità dell’elezione diretta. La mia speranza è che possa riportare al voto molti astensionisti e riconcilii la gente con la politica, potendo scegliere il primo cittadino d’Italia.
(O) Ma non sarebbe in contraddizione con la funzione di garante?
(C) No, se non venissero allargati i poteri attuali e se venisse ridato al Parlamento tutto lo spazio politico oggi occupato dal Governo, che con i decreti-legge e con la legge di bilancio annuale, fatta approvare a colpi di fiducia, gli ha sottratto il vero potere legislativo. Consideriamo riformabile anche il sistema elettorale, che mette i singoli parlamentari alla mercè dei capipartito, che li scelgono per un criterio di fedeltà e non di competenza e solo per questo li piazzano nei famosi collegi sicuri.
(O) Rivitalizzato il Parlamento, si potrebbe prendere in esame la proposta del Cancellierato? La fiducia a Camere riunite, la sfiducia costruttiva, la limitazione del voto di fiducia, evitando di utilizzarlo ad ogni futile occasione, magari solo per far decadere gli emendamenti ostruzionistici?
(C) Possibile, ma ne riparliamo. Ora solo un accenno all’autonomia regionale. Nel breve, più che ampliarla, occorrerebbe precisarla, per evitare conflitti di competenza con lo Stato. La mia più forte obiezione è che la natura fisico-politica delle Regioni è troppo differenziata: anche accettando le specifiche ragioni che richiedono la specialità di Valle d’Aosta e Alto Adige, la differenza di risorse materiali e umane tra gli estremi della Lombardia e del Molise è troppo grande per non fare che ulteriori compiti non siano uno spreco di risorse.
(S) Ahi, se pensi alle macroregioni finisci nell’utopia tipicamente onirica! Quale regione si farà mai accorpare, rinunciando al proprio privilegio?
(C) Aggiungo un’altra condizione utopistica: che autonomia significhi sia acquisizione di diritti, sia soprattutto assunzione di doveri.
(S) Se si rispettassero le tue condizioni, non se ne farebbe nulla. È forse questo che vuoi?
(C) No. Ma è come per la lotta alla mafia o come fu per quella al terrorismo: la prima vittoria necessaria è culturale ed educativa. Forse più autonomia servirebbe a cambiare l’aria che si respira nei palazzi del potere e negli uffici della burocrazia. Non la sola cosa necessaria, ma l’unica indispensabile.
(O) Onirio Desti C) Costante (S) Sebastiano Conformi
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