C’era una volta… “un re!” Direte subito voi lettori! No, avete sbagliato: c’era una volta la lotteria Italia, quel grande fenomeno di costume che accompagnava la vita dei telespettatori del bel paese grossomodo da ottobre al sei gennaio, attraverso l’abbinamento con il programma di punta di Mamma Rai. Si cominciò con le mitiche “Canzonissima” degli anni del boom, passando poi per “Scala Reale” ‘66 con Peppino de Filippo, “Partitissima ‘67” con Alberto Lupo, e poi gli anni di Walter Chiari e Mina, quelli di Corrado e della Carrà, poi – si era nella seconda metà degli anni ‘70, dopo qualche annata in abbinamento a programmi oscuri, il grande ritorno con “Fantastico” di Baudo, della Cuccarini, di Celentano (‘87) di Montesano (‘88), di Dorelli e Carrà (‘90). E poi ancora il filone d’oro ancora una volta propiziato dalla Raffaellona nazionale e il suo “Carramba, che sorpresa!”, dal 1995 per un lustro.
Anni d’oro per la televisione italiana, che corrispondevano ad anni di platino per le vendite della prima lotteria nazionale per importanza e montepremi. I biglietti venduti, negli anni migliori, erano così tanti che non di rado i conduttori ai primi di dicembre annunciavano tronfi che si era deciso di ritoccare al rialzo l’ammontare dei primi premi: da cinque a sette miliardi, e la gente davanti al TV color a sognare una vita da miliardario, canticchiando le canzoni di Heather Parisi o del Molleggiato.
Poi, come sempre dai tempi di Eraclito, le cose cambiano e ciò che piace, non piace più, anzi sembra cheap: è stato così per i pantaloni a zampa, per le spalline di gommapiuma, figuratevi se non poteva essere così per la cara vecchia lotteria, ormai sopravanzata ad ogni angolo di qualsiasi centro commerciale dalle tristi rivendite di gratta e vinci che hanno tolto ogni poesia all’incontro, rigorosamente annuale, con la Dea Fortuna in versione Befana.
Morale: ormai è da qualche anno che la lotteria Italia viene abbinata allo sciapissimo programmuccio preserale di Amadeus, “I soliti ignoti”, che per l’occasione del sei gennaio diventa uno speciale di prima serata. Autorialmente, l’idea “speciale” è quella di chiamare un pugno di vip (gente del calibro di Gigi D’Alessio o Max Tortora), sottoporli a un simpatico quiz, non prima di averli abbinati ai premi maggiori della lotteria. Eccoci quindi al momento culminante: laddove un tempo c’erano le agguerritissime disfide musicali tra Morandi e Ranieri, o i sermoni salvafoche del ragazzo della via Gluck, nel 2023 un notaio blasè entra in scena, taglia le buste, svita i bussolotti e passa i cartigli al fido Amadeus, che inforcati gli occhialoni da presbite, legge il codice che assegna i milioni. A neanche mezzanotte, ‘ciao ciao e all’anno prossimo’. Un rito insomma stanco, o meglio: fuori moda, ma a cui non si può rinunciare per qualche oscura ragione di servizio pubblico.
La platea televisiva però si può dire che gradisca comunque: quest’anno lo show ha racimolato oltre 4 milioni di telespettatori, per uno share di quasi il 29%, 4 punti più dell’anno scorso, quando per di più c’era ancora qualche problemino di lockdown. Come dire: in Italia c’è ancora molta gente che spera nella fortuna, oppure che guarda la tv ripensando a quando c’erano Panelli che divertiva, la Martines che ballava e Benigni che saltava addosso alla Carrà.
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