Quale calza la Befana ha lasciato a Varese. Tra dolci e carbone, una non priva di buchi. L’annuale ricerca del Sole 24 Ore sulla qualità della vita non ci premia. La “provincia con le ali” non vola più. Non è tra quelle di punta e si colloca solo al 43esimo posto su 107, con un peggioramento di 7 posti rispetto al 2021. Per quella che nell’immagine collettiva è una provincia “ricca”, baciata da paesaggi celebrati da scrittori come Stendhal e pittori come il Canaletto non è una bella notizia. Vero che la quasi parallela indagine condotta da Italia Oggi, ci mette in posizione leggermente migliore, 36esimi, in un “pacchetto” lombardo, preceduti da Mantova e Como e seguiti da Cremona e Lecco. Vero anche che il plotone di testa è molto affollato e che i 529 punti di Varese sono nettamente più vicini ai 580-590 delle prime tre province (per il Sole 24 Ore sono Bologna, Bolzano e Firenze) che ai 395-385 delle ultime tre (Caltanissetta, Isernia, Crotone) così che bastano poche variazioni per scalare o precipitare in classifica, ma lo smacco resta. E siamo in coda tra le province lombarde, davanti solo alle “agricole” Lodi (49, + 8), Mantova (58, -11) e Pavia (68, – 2).
L’indagine considera 6 macro indicatori, ciascuno dei quali ripartito in 15 categorie e, ricordiamolo, abbraccia la Provincia e non solo il capoluogo, salvo alcuni indici. Come ci si poteva aspettare, andiamo meglio dove si parla di ricchezza e lavoro, ma senza strafare. Il reddito prodotto pro-capite, dopo la flessione da Covid del 2020 è tornato a salire, ma siano solo al 38esimo posto nel valore aggiunto per abitante. Siamo formichine e quindi abbiamo pochi protesti (terzo posto); andiamo benino nei depositi bancari (26°) e nei crediti attivi (8°), ma non brilliamo per pensioni di vecchiaia (37°) per non parlare dello spazio abitativo(85). Siamo bravi nell’e-commerce (7a posizione), misurato sulla percentuale di aziende che lo praticano. Provincia innovativa? Non tanto: siamo indietro nelle start-up innovative (solo 80a posizione), e anche l’indice di digitalizzazione, misurato sul solo capoluogo vede solo la 77esima posizione. Non brilliamo particolarmente nell’export, visto che siamo al 35esimo posto, quando negli “eroici” anni ’70, la provincia di Varese occupava una splendida sesta posizione. Va però precisato che si considera la sede legale dell’azienda e non il luogo della produzione. Quindi in alcuni casi ci troviamo di fronte a industrie “varesine” che possono avere la loro sede legale a Milano o, specie se pubbliche, a Roma.
Nella categoria Demografia e Società brilliamo (6° posizione) per la qualità della vita delle donne, ma andiamo male come medici di medicina generale (78a), medici specialisti (53a), non brilliamo per laureati (3a) e diplomati (43).
Nell’Ambiente e Servizi siamo solo in 61esima posizione, con una qualità dell’aria che ci penalizza (78), elevati consumi energetici e un clima deludente (79). Siamo decisamente indietro in tema di giustizia e sicurezza (67esimo posto, con un netto peggioramento di 35 posizioni), con poche cause civili ma record negativi (106esimo posto su 107!) per riciclaggio e per “furti con strappo” (all’83sima posizione)
Se confrontiamo questi dati con altri emerge una provincia e soprattutto un capoluogo con il freno a mano. Una provincia condizionata forse dalla vicinanza con la metropoli milanese, e anche dalla Svizzera. Le imprese attive sono molte, ma piccoline e su circa 380 mila persone attive, una su quattro lavora altrove, tra cui 30 mila pendolari nel Canton Ticino e il resto nel Milanese. Le conseguenze si vedono anche sul piano demografico. Dagli anni ’80 il capoluogo ha perso 10 mila abitanti, mentre le città più a sud sono sensibilmente cresciute (Busto Arsizio è da anni il comune più popoloso). Ulteriore conseguenza è l’invecchiamento della popolazione.
In 20 anni, mentre la popolazione della provincia cresceva dell’8% (da 813 a 878 mila abitanti), gli over 65 aumentavano di quasi la metà (+44%), fino a rappresentare il 24%. Nello stesso periodo nel capoluogo passavano dal 21,4 al 26,9% degli abitanti, facendo di Varese una delle città più “vecchie” della Lombardia insieme con Cremona e Sondrio. Insomma: Varese appare non attraente per i giovani e per chi vuol fare una famiglia e l’invecchiamento della popolazione porta in aggiunta una serie di conseguenze, dai servizi sociali alla fiscalità, all’istruzione. Se si vuole invertire o almeno rallentare questa tendenza, occorre partire dai fatti per tornare a innovare.
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