L’Università dell’Insubria torna in centro, la notizia è di qualche tempo fa ma è rimasta piuttosto sotto traccia, quasi offuscata da altri problemi più “grandi” come la riqualificazione dell’area delle stazioni, la rigenerazione della ex Caserma Garibaldi, il cantiere di Largo Flaiano che per mesi sarà come un cappio al collo del traffico cittadino proveniente da sud. Tre questioni cruciali per Varese sulle quali la seconda giunta Galimberti si gioca gran parte della propria futura credibilità. La novità rimasta un po’ troppo in ombra è l’acquisto da parte dell’Ateneo di via Rossi del City Hotel di via Medaglie d’oro 35 per farne una residenza per studenti e personale accademico. Il decreto di assegnazione è di fine novembre 2022, la spesa prossima ai 4 milioni di euro verrà per più della metà coperta da un cofinanziamento del Ministero dell’Università e della ricerca.
L’attivazione dell’ex albergo dovrebbe avvenire entro il mese di gennaio. Finalmente dopo anni di scelte a senso unico in favore del ”campus” di via Ottorino Rossi si inverte la tendenza e si creano spazi per gli studenti nel centro della città in linea con la scelta di Palazzo Estense e del rettorato – marzo 2020 – di puntare sulla creazione di uno studentato a Biumo Inferiore ridando vita a edifici di edilizia popolare scivolati da decenni nel degrado e nell’abbandono. Un progetto complesso e costoso che dovrebbe cambiare il volto della storica castellanza oggi oppressa dal traffico automobilistico e in buona parte snaturata da alcuni devastanti edifici fuori scala costruiti alla fine degli anni sessanta. Tuttavia, nonostante tutto, ha conservato una sua fisionomia e una sua peculiare vivacità, destinata a prendere vigore con l’arrivo degli studenti.
Nell’attesa va letto dunque come un fatto estremamente positivo per Varese il rilancio, in chiave universitaria, del City Hotel. Per almeno tre buone ragioni: 1. Risponde immediatamente a un’esigenza di residenzialità da parte di molti ragazzi che hanno scelto di studiare nella città giardino 2. È collocato in una posizione strategica sull’asse viario di collegamento Medaglie d’oro – Magenta che unisce i due poli di possibile rinascita urbana in corso di ristrutturazione e rilancio, ovvero le stazioni e la ex Caserma Garibaldi 3. L’acquisizione dell’edificio da parte dell’Insubria ha evitato che il City – 3235 metri quadrati di superficie totale lorda in buone condizioni di agibilità- potesse far gola a nuovi investitori commerciali della grande distribuzione di cui francamente la città non ha bisogno avendo già entro il suo perimetro la bellezza di 19 supermercati.
A fronte delle scelte virtuose e recenti del City e del futuro studentato va comunque ricordato che alla lunga l’opzione, solo in parte obbligata, del “Campus” ha di fatto precluso a Varese di diventare gradualmente città universitaria modellandosi su esempi storicamente consolidati e vincenti come Pavia, Parma, Verona e altri sparsi lungo la penisola. Una miopia reiterata nel tempo nonostante qualche voce autorevolmente contraria, come quella di Luigi Zanzi, non proprio un inesperto in materia. Il professore sosteneva come parte almeno del patrimonio di grandi ville e grandi parchi cittadini potesse risultare funzionale alle necessità del nascente ateneo. Da sempre gli stessi studenti sottolineano la solitudine del “Campus” e i suoi esili legami funzionali con il cuore della città.
Del resto gli stessi varesini fanno fatica a riconoscersi nell’Ateneo che sul piano didattico sta conoscendo una grande crescita qualitativa, premiata dal numero degli iscritti (9550 a Varese, 2937 a Como,99 a Busto Arsizio) e da importanti riconoscimenti nazionali e internazionali.
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