Sarà Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, il protagonista dell’annuale evento sulla comunicazione in occasione della festa di San Franceso di Sales, patrono dei giornalisti. L’incontro, promosso dal Decanato di Varese e da Radio missione francescana, si svolgerà sabato 21 gennaio dalle 10 presso l’Oratorio della Parrocchia di Masnago e sarà seguito alle 12 dalla Santa Messa celebrata dal Vicario episcopale, monsignor Giuseppe Vegezzi.
Il tema dell’incontro, che sarà introdotto e moderato da Gianfranco Fabi e vedrà la partecipazione del presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Riccardo Sorrentino, sarà “La comunicazione nella Chiesa tra rivoluzione informatica e cambiamenti sociali”.
I giornalisti potranno ottenere i crediti formativi iscrivendosi sulla piattaforma dell’Ordine (www.formazionegiornalisti.it).
Andrea Tornielli ha iniziato come vaticanista al mensile internazionale 30Giorni, poi è stato inviato speciale e vaticanista al quotidiano Il Giornale e caposervizio e vaticanista al quotidiano La Stampa e al sito web Vatican Insider. È autore di vari libri, fra i quali le biografie di Papa Pio XII (2007) e di Papa Paolo VI (2009), pubblicate per Le scie di Mondadori, e i bestseller “Il nome di Dio è misericordia”, una conversazione con Papa Francesco (2016) e “Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza”, conversazione con Julián Carrón (2017). L’ultimo libro è “Vita di Gesù” (Piemme), con il commento di Papa Francesco, un incontro con Cristo nella sua realtà storica e nella sua dimensione umana nella prospettiva della fede.
Ecco alcuni stralci dell’introduzione del Papa. Nel volume si racconta la storia del Nazareno unendo in un’unica narrazione i testi dei Vangeli, alternandoli a un personale tentativo di ricostruire con l’immaginazione, e con l’aiuto degli storici, tutto ciò che gli evangelisti non hanno scritto. Intessuti nel racconto, i commenti del Papa
Un aspetto decisivo che sempre mi colpisce leggendo il Vangelo è l’importanza degli sguardi, un particolare su cui si sofferma spesso anche questa “Vita di Gesù”. Alcuni sguardi si incrociano: pensiamo a Zaccheo, arrampicato sull’albero in modo un po’ grottesco, che desidera guardare Gesù senza essere visto, e viene invece guardato dal Signore, il quale gli dice che andrà a casa sua. Pensiamo al cieco di Gerico: non poteva vedere, ma cercava lo sguardo di Dio, voleva essere guardato da Gesù, e fino a che non ha trovato quel volto posato su di lui, non ha cessato di gridare, di chiedere, di supplicare.
In ogni pagina del Vangelo ci sono sguardi, è il modo in cui le persone incontrano Gesù. Ci sono anche gli sguardi dei dottori della Legge, di coloro che cercavano di metterlo alla prova, e anche gli sguardi meravigliati di quanti non capivano. È importante lo sguardo, sono importanti gli sguardi. Non basta solo leggere, non basta ascoltare, è bello entrare in prima persona negli episodi evangelici, componendo nella mente e nel cuore lo sguardo di Gesù. Immaginare, ad esempio, i suoi occhi posarsi, tra tante altre persone, su una povera vedova che dona una piccola elemosina al Tempio: lo sguardo di Gesù scrutava i maestri della Legge che passeggiavano nel Tempio per farsi notare e mostrarsi perfetti, ma poi viene attirato da quella vedova che dona due monetine, due spiccioli, più di tutti perché era tutto ciò che aveva. Quello sguardo è la canonizzazione della generosità.
Pensiamo ancora a Giairo, che va a chiedere aiuto per sua figlia, gravissima, e quando è davanti al Maestro gli vengono a dire che nel frattempo è morta. Guarda Gesù e Gesù lo guarda e lo rassicura. Gesù ha una capacità unica di guardare negli occhi. E mentre Giàiro dice a Gesù che è inutile ormai recarsi a casa sua, Gesù prosegue e riporta in vita la figlia. Ma tutto è cominciato dallo sguardo. Anche la vedova di Nain ha sicuramente guardato il Signore quando si è avvicinato con i suoi discepoli. Che cosa poteva chiedere con gli occhi quella donna afflitta e piegata dal dolore? Certamente non la vita del figlio, perché era sicura che fosse morto e che niente e nessuno potesse riportarlo in vita. Eppure chiedeva qualcosa con quel suo sguardo. Gesù, guardando lei e il suo dolore, si commuove profondamente. Si avvicina al corteo funebre e risuscita il figlio morto restituendolo alla madre.
Altre volte ci troviamo di fronte a sguardi incapaci, che in un primo momento non riescono a vedere il Signore: pensiamo ai discepoli di Èmmaus. I loro occhi erano come velati. Pensiamo alla Maddalena, quando va al sepolcro, e pensa che Gesù risorto sia il giardiniere. E poi, il Signore si manifesta: lo stesso accade a noi, quando prendiamo in mano il Vangelo, leggiamo qualcosa e al nostro sguardo a un certo momento il Signore si svela, si manifesta, e proviamo l’esperienza spirituale unica dello stupore, che ci fa incontrare Gesù.
[…] Avviciniamoci allora agli episodi della vita di Gesù con gli occhi pieni di contemplazione. È vero che la fede comincia dall’ascolto, ma l’incontro comincia con il vedere. Perciò è importante ascoltare e vedere Gesù nei Vangeli. Il vedere si unisce più facilmente alla memoria, che fa crescere la vita cristiana: è, come insegna san Giovanni, ma più in generale tutta la Sacra Scrittura, la memoria di quelle cose che abbiamo visto e ascoltato.
Questo libro, questa “Vita di Gesù”, scritta utilizzando le parole dei Vangeli, può aiutarci a entrare in contatto con Lui, perché non rimanga soltanto un grande personaggio, un protagonista della storia, un leader religioso o un maestro di morale, ma diventi per ciascuno ogni giorno il Signore. Il Signore della vita. Auguro a chi legge di vedere Gesù, di incontrare Gesù e di ricevere la grazia – che è un dono dello Spirito Santo – di lasciarsi attrarre da Lui.
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