Si può raccontarla come si vuole, ma lo spettacolo di Bolle ‘Danza con me’, proposto l’1 gennaio da Raiuno, è un esempio di ottimo lavoro e soprattutto di come si possa portare, anche alla gente che non frequenta il balletto, una rappresentazione ritenuta per pochi che invece merita e chiede l’attenzione di tutti. Per contenuti e protagonisti, ma soprattutto per il messaggio che l’impegno di Bolle e c. trasmette nell’insieme e lascia, in chi ha voglia di apprezzare e meditare.
Vogliamo parlare di leggerezza, o si tratta di operazione banale se il tema è la danza?
Forse no. Perché lo scopo è anche di far emergere, al di là degli usati veli e pizzi del più romantico e classico dei balletti (siano Giulietta e Romeo, piuttosto che il Lago dei Cigni o Lo Schiaccianoci, o Giselle) l’idea che si può giocare con l’austerità e l’aristocrazia di quel mondo. Portandolo nel cuore e negli occhi di tutti. Senza abbassarne il livello. Perché se tra i tanti nomi degli artisti ingaggiati vi sono quelli altissimi di Fumi Kaneko, di Melissa Hamilton, o di Yasmine Naghdi, del Royal Ballet di Londra, o delle nostre Nicoletta Manni e Virna Toppi, del Teatro alla Scala di Milano, molti altri sono gli artisti noti in differenti ambiti. La contaminazione voluta da Bolle è tra generi diversi di spettacoli e di arti, televisione e teatro, cinema e musica leggera, e perché no pittura.
Bolle giganteggia nella performance che lo vede unico protagonista tra musica e colori, un drappo infinito che gli volteggia attorno mentre ruota le braccia sventolando immensi teli bianchi, cangianti di colore, che lo fanno apparire come un dio greco, un angelo o un demone.
Così come sa esaltare al meglio l’eccellente performance di Virginia Raffaele, perfetta interprete dell’interprete Vitti. La ricordate, voi spettatori della prima televisione in bianco e nero? Quei crauti scherzosi e drammatici ci hanno sempre incantati e interrogati e fatto annegare nella malia malinconica e felina -ubriaca o tragica?- dei suoi occhi di gatta. Basterebbero questi due soli momenti per raccontarci quali cose si possono dire e fare a ritmo di danza.
E poi abbiamo incontrato un Luca Zingaretti divertito e insieme emozionato per l’alto compito di raccontare, con la sempre piacevole e garbata Cristiana Capotondi, il succedersi dei diversi momenti.
Lo scopo è dunque di stupire, di ‘emozionare’, come si dice usando e abusando -anche in circostanze scialbe e banali- di una parola che banale non è, perché significa che ti aiuta a ‘tirare fuori’ quanto si nasconde sotto la superficie dei sentimentali ammiccamenti.
L’appuntamento, oramai annuale, è invece di quelli da non perdere. Come i concerti di Capodanno e la prima della Scala a dicembre. Ce li hanno dati. E allora guai a chi li tocca. Teniamoceli stretti.
Si chiamano cultura, per tutti. La vecchia scatola degli anni Cinquanta, entrata come una divinità nelle case degli italiani, che si è poi adattata ai tempi, con forme moderne e minimaliste e prestazioni multimediali, è ancora un ottimo strumento per servire la cultura in leggerezza.
Soprattutto quando ospita sullo schermo, oltre alle piroette dei supereroi del calcio, quelle delle più rinomate étoiles del ballo. Che hanno anni di studi alle spalle, ore ed ore di sacrifici, e stili di vita che spesso richiedono una forza grande, non solo di gambe, ma soprattutto di spirito.
Per questo l’insegnamento e la vocazione cui Bolle si è votato, portare la danza a tutti -erano presenti i giovani di numerose scuole di danza italiane- è un grande dono. Oltre che un esempio da estendere in analoghi campi culturali, da sostenere e esaltare, da amare e custodire. Diceva Maria Montessori che “per insegnare bisogna emozionare. Anche se molti ancora pensano che se ti diverti non impari.”
Una notizia locale: la prima interprete di Giselle fu Carlotta Grisi, allieva e nipote di Giuditta Negri Pasta, nata a Saronno, a sua volta allieva di quella Giuseppina Grassini, contralto varesino, che fu amante di Napoleone, e artista di gran fama. La Grisi, dopo aver cantato per anni, intraprese anche l’attività di ballerina, e fu la prima, grande e immortale Giselle nella storia del balletto.
Una storia unica quella di Carlotta, tutta da raccontare, che ci tocca da vicino. E che dimostra, come piace a Bolle, quanto l’arte abbia una circolarità che investe e accomuna ogni suo ambito.
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