Tutti ne parliamo da almeno la fine della prima Repubblica e la seconda, per certi aspetti, ne ha accentuato la gravità.
I partiti hanno progressivamente perso il loro appeal popolare; sono aumentati i poteri dei singoli leader di partiti e correnti ma la forza delle leadership, in sé positiva, non dovrebbe svuotare le organizzazioni che guidano. Purtroppo è spesso accaduto.
Ed ora le mie impressioni su quel declino, frutto dell’esperienza personale. Ho lavorato in fabbrica dai 14 anni e fino ai 23, ben dopo il servizio militare.
Avevo poca o nessuna istruzione di base ma in quegli anni tante le riunioni, le assemblee politiche e anche qualche settimana di studio delle Acli in agosto. Iscritto alla Dc a 18 anni, andavo anche alle feste dell’Unità e dovunque ci fosse un fervore culturale.
La mia sezione Dc di Vedano Olona (poco più di 5.000 abitanti) aveva 70/80 iscritti. Tornato da militare, subito segretario di sezione e intanto avevo maturato la “voglia”, esaudita in seguito, di diplomarmi e laurearmi da studente lavoratore.
Certo, sono stato fortunato: sindaco a poco più di 28 anni, con l’On. Luigi Michele Galli di Gallarate che mi aveva già portato (ero il più giovane) a degli incontri ristretti con Aldo Moro che ascoltavo come un profeta.
C’erano però i partiti organizzati, di massa come si diceva allora, e anche quelli piccoli facevano formazione.
Oggi i giovani che abbiano una passione di quel tipo dove troverebbero l’ambiente ideale per confrontarsi e maturare le idee?
Oggi c’è più istruzione ma meno possibilità di trasformarla in cultura politica o semplicemente in cultura non scolastica.
Scarseggiano le strutture di base, oppure sono carenti o poco attrattive.
In sostanza adesso ci sarebbe una base umana più ampia e preparata su cui costruire. Latitano però i “costruttori”. I partiti di allora non torneranno più: inutile illudersi, rimpiangere o recriminare, il modo è cambiato. E comunque quei tempi hanno avuto fasi e momenti cupi con un ideologismo a volte spregiudicato e aggressivo.
Ma se si vuole un ambiente politico più coinvolgente per tutti, e in particolare per i giovani, è necessario che ritorni l’attenzione formativa (dove è finito ad esempio il cattolicesimo sociale e democratico di base?) e mettere le persone, i gruppi sociali, i corpi intermedi, al centro della vita dei partiti togliendo il genericismo della propaganda e il continuo marketing.
Bisognerebbe quindi selezionare i candidati in ogni istituzione sulla base della capacità ed eliminare le liste bloccate per tutte elezioni che sono la manna per i capi e i loro luogotenenti.
Le diversità sociali che stanno crescendo dovrebbero spingere in questa direzione e non alla rassegnazione. Spero che ciò avvenga a cominciare dalla “rigenerazione” del centrosinistra in discussione in corso in questi mesi.
You must be logged in to post a comment Login