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Economia

IL BUONO DEL 2023

GIANFRANCO FABI - 05/01/2023

inflazione-deflazioneI profeti di sventura non mancano mai. E così nei gironi a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo si sono moltiplicate le previsioni negative per l’andamento dell’economia nel 2023 dopo un 2022 in cui non sono mancati i segnali di difficoltà.

Premesso, come doveroso, che indovinare le previsioni è un esercizio particolarmente difficile, non bisogna dimenticare che l’andamento dell’economia, così come quello più largamente sociale, non risponde a logiche razionali e matematiche, quindi prevedibili, ma a scelte che rispondono ad elementi irrazionali, spesso casuali, in larga parte emotivi.

E peraltro sono le stesse previsioni a condizionare il futuro. Ognuno di noi opera le sue scelte guardando in avanti e muovendosi nella realtà cercando di sfruttare le occasioni o comunque di limitare i danni.

E così se è vero che non mancano le nubi all’orizzonte dell’economia italiana, prima fra tutte le conseguenze imprevedibili della drammatica guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, è altrettanto vero che non mancano gli elementi che possono aprire delle finestre di positività mantenendo aperta la fiducia verso il futuro.

È così per esempio per l’inflazione che ha raggiunto in pochi mesi, per effetto del forte aumento dei beni energetici, livelli che non si vedevano da quarant’anni: ebbene tutto lascia credere che i prezzi possano stabilizzarsi, certo, a quote più elevate del passato, ma senza ulteriori aumenti. Si può quindi prevedere che l’inflazione abbia raggiunto e probabilmente superato il picco che si è registrato in autunno.

Un altro elemento positivo è dovuto al fatto che l’Italia nel 2022 è cresciuta più degli altri paesi, anche più della Cina. E’ stato l’effetto del rimbalzo dell’economia dopo la pandemia, del buon andamento delle esportazioni, della ripresa del turismo, della fiducia innescata dalle decisioni del Governo di Mario Draghi. Ora lo scenario è cambiato, il nuovo Governo deve affrontare prove complesse, ma c’è comunque una stabilità di fondo che potrebbe portare a buoni risultati.

Altre buone notizie vengono dall’indagine sul risparmio presentata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi di Torino. La percentuale di risparmiatori supera il 53%, in aumento dal 48,6% del 2021e non lontano dal picco del 55% toccato prima della pandemia. E tra le famiglie italiane che investono cresce l’apprezzamento per gli strumenti del risparmio gestito, che trovano posto nel 21% dei portafogli, 5 punti in più rispetto al 2021: il segnale è positivo, considerando che fondi e gestioni rappresentano gli strumenti probabilmente più semplici ed immediati per la diversificazione dei rischi e per sostenere gli investimenti.

Quindi i problemi ci sono, ma anche la capacità e le risorse per affrontarli.

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