Nei mesi passati abbiamo imparato un’altra parola, divenuta familiare: lock-down, che letteralmente vuol dire “bloccato giù”. Ebbene a Natale anche Dio è giù, è messo nel caos di una stalla, giù per terra.
Abbiamo bisogno di un Dio così? Ci basta un Dio “vicino” solo perché è a terra come noi? Cosa può darci un Dio che è avvolto dal buio di mille domande, tremante dal freddo dell’incertezza del futuro? Che senso ha un Dio che si fa mettere così in basso?
Non sarebbe meglio un Dio che ci dà in po’ di entusiasmo? Esatto! Entusiasmo: parola che viene dal greco “en-theos” che significa letteralmente “Dio giù”, “Dio-in-te” (nel Vangelo in ebraico “emmanu-el = Dio-con-noi”).
È scoprire che proprio quando ti senti a terra, hai Dio “con te”, un Dio fatto bambino che interpella, scuote, disarma con un sorriso. Se lui è lì, le cose non saranno più come prima.
L’entusiasmo nasce così: è un passaporto per il futuro, è energia creativa capace di resistere a crisi, dolore, fallimento, è il sentimento più bello perché è quello più generoso e soprattutto è fede in azione, è speranza fertile.
L’entusiasmo è imparare da Dio a rinascere e a rinnovarsi: un Dio per terra insegna a guardare dalla stalle alle stelle; un Dio bimbo insegna il coraggio di aver bisogno degli altri; un Dio nella culla insegna il fascino del piccolo e del fragile; un Dio cucciolo di uomo insegna a non aver paura a piangere; un Dio lattante insegna la prospettiva dei sogni e dei sorrisi; un Dio neonato insegna la preziosità di un abbraccio.
Auguriamoci un ritrovato entusiasmo: prendi quel che sei e gustalo, vincendo inutili rimpianti; prendi i tuoi sogni e raccontali a chi ti sa capire; prendi il tuo sorriso e regalalo a chi lo desidera; prendi il tuo sguardo e donalo a chi ti cerca con il suo; prendi l’anima e aprila condividendo sereno le tue paure; prendi le tue ali e impara a volare più in alto; prendi il tuo cuore e sappi sempre perché batte.
Non c’è niente di più debole, fragile, incerto, incapace, muto, pauroso, dubbioso, bisognoso di un bambino appena nato, ma sprizza l’energia della vita allo stato puro: è realismo speranzoso, è investimento sul futuro, è possibilità di un mondo nuovo.
Proprio nelle crepe Dio è nascosto e attende, anche nelle mie, giù nel mio profondo, nonostante sia buio e freddo. O addirittura sia una stalla. Il Dio-giù (en-theos) è il Dio-con-noi, è il Dio-in-me, è entusiasmo: Dio viene alla luce e mi fa venire alla luce.
Questo è il Natale! Dio mio sognatore, continua a sognarmi!
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