(O) Natale porterà una tregua. Lo desidero, lo spero, lo sento.
(S) Povero illuso! Tutt’altro. Continueranno le guerre, anche quelle tra cristiani. Continuerà soprattutto la guerra più subdola, proprio quella contro il Santo Natale.
(C) Che cosa intendi?
(S) Che anno dopo anno, mentre cresce la diffusione universale della festa, viene meno la coscienza del suo significato. Rimane la festa dei regali, la spesa eccezionale con la tredicesima (che quest’anno serve per le bollette), ma si dimentica che cosa dà origine e senso a tutti gli aspetti della festa. Rimane qualche presepio, purché “artistico”, la Messa di mezzanotte, ormai per pochi. Non voglio nemmeno prendermela troppo con le luminarie dei Giardini Estensi prive di qualunque simbolo natalizio ‘tradizionale’, anche perché chi se ne doleva pensava a vecchi grassoni e barbuti, vestiti come la lattina della cocacola, a orsi e renne, a elfi e gnomi, magari al panettone e al tacchino, qualcuno al capitone. E su tutto incombe il rischio della noia, dell’eccesso d’incombenze straordinarie, che producono stress e non gioia, tensione nelle famiglie e non pace in terra. Insomma anche quando non scatta il divieto del presepio e persino dell’augurio di “buon Natale” già sostituito dalle multinazionali ‘politicallly correct’ con “season’s greetings”, l’onda di bontà, di cambiamento di vita, di gioia che tutti desideriamo, si riduce a una schiuma di buone intenzioni ‘spirituali’ e di mediocri elemosine materiali. Mondiali di calcio e Olimpiadi finiranno per superarlo nell’interesse reale della gente. Già le discussioni odierne se è più grande Maradona o Messi appassionano di più di quelle sulla natura umana e divina di Cristo.
(O) Ma sì! Ogni cosa ha il suo rovescio, intanto la diffusione universale della festa porta con sé il significato, sebbene annebbiato o edulcorato, in tutto il mondo, anche quello non cristiano. Persino il Corriere, che certamente non si fa riguardi per la dottrina cattolica, pubblica oggi, 19 dicembre, un bellissimo articolo di Alessandro D’Avenia, “FARSI CARNE”, che centra benissimo il vero significato della festa: Dio che s’incarna.
(C) Concordo ed invito a leggerlo. Giustamente, è più una domanda che una risposta. Abbiamo bisogno del farsi carne del significato dell’esistenza, il vangelo di Giovanni ce lo ridice da duemila anni: “Il verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi”. Non posso nemmeno riassumere l’articolo, cito solo una frase: “E allora un Dio che si in-carna è una sorpresa a cui non mi abituerò mai: la carne che unisce tutti i viventi “a tempo” è anche la carne della Vita «senza tempo», tanto che Cristo arriva a dire non solo che chi fa qualcosa a un altro la fa a lui (è la stessa carne) ma anche che chi mangia la sua carne riceve la vita eterna, adesso non domani.”
(O) Una sorpresa, ecco cosa ci sfugge continuamente! Ci prepariamo, per tempo, a cominciare dal black Friday. Riceviamo ormai da un mese “pacchi amazon” a casa, dai nostri figli e parenti lontani, che verranno al cenone e si sono premuniti di indicare al venditore di provvedere all’involucro anonimo, così che possa essere messo sotto l’albero senza che se ne intuisca il contenuto. Ma questo è un surrogato di sorpresa, come le tregue, familiari o militari, sono un surrogato di conversione o di pace.
(C) Riprendo l’incipit dell’articolo di D’Avenia; “Il Natale ha lo stesso problema del cristianesimo: diventa una noia quando smette di dare vita.” Come il cristianesimo smette di dare vita? Adattandosi alla cultura che domina il presente, il nichilismo, per i cui seguaci nulla dura oltre l’effimero istante in cui è funzionale ad altro, a un fatto, a una cosa, a un potere, che a sua volta è destinato poi a scomparire nell’incessante flusso del tempo. Il senso religioso, invece, ci dice che dobbiamo attaccarci ad un reale presente, così reale che non scompaia nel nulla. Bisogna dire allora che non si può comprendere fino in fondo il Natale, quello di Gesù, non quello del black friday, se non lo si riconosce come l’antecedente misterioso e necessario della Pasqua, l’ancor più sorprendente, per non dire umanamente incredibile, evento della Resurrezione.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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