(C) In quarantena da dieci giorni causa Covid, posso capire meglio perché il Censis coglie nella malinconia la caratteristica esistenziale degli italiani d’oggi. Preoccupazione per un nemico ancora un po’ oscuro, che credevi sconfitto dopo quattro vaccini, noia per l’impossibilità di trovare alternative al tran-tran di pura sussistenza tra tosse e raffreddori invincibili, tamponi ripetutamente positivi, come si fa a non immalinconirsi?
(S) Valà, che è tutta colpa del mondiale senza Italia, che se fossimo in semifinale, dopo aver visto Germania, Spagna e Portogallo tornarsene a casa non ci sarebbe malinconia, nonostante il Covid. Sono le circostanze che ci ammosciano, quelle banali anche più di quelle importanti. Malinconia? Ci sarebbe da essere angosciati, pensando all’Ucraina e al rischio di guerra atomica. Pensare a quella povera gente, i civili, trascinati senza colpa in un disastro che non si vedeva da…
(O) Forse da mai, per i civili, nemmeno nelle due guerre mondiali, se non per i bombardamenti degli ultimi mesi della seconda sulla Germania. Ma un grande motivo di tristezza e preoccupazione si è aggiunto da poco: la gigantesca corruzione emersa al Parlamento Europeo. Che ci fosse terreno fertile per le lobby economiche si poteva immaginarlo. Ma non che si potesse costruire un meccanismo internazionale, un traffico d’influenze di queste dimensioni, se dobbiamo dar credito alla quantità di denaro contante sequestrato.
(C) Le cattive notizie non finiscono mai, possiamo aggiungere la faccenda dell’Iran, una rivoluzione in nuce che potrà essere repressa, se gli ayatollah lo vorranno, solo nel sangue, ne aggiungo un’altra: in Nigeria non solo i terroristi di Boko Haram, ma pure gli stessi militari dell’esercito regolare sarebbero responsabili di violenze e stupri a danno dei civili. C’è altro che da essere malinconici.
(O) Per fortuna c’è una notizia buona: un passo avanti significativo nella produzione di energia da fusione nucleare, quella delle stelle, per intenderci.
(S) Notizia che invece a me mette ulteriore tristezza, perché non c’è niente di veramente nuovo, ma solo un piccolissimo passo, tanto che gli scienziati parlano subito di risultati concreti solo tra almeno trent’anni e a prezzo d’investimenti colossali che solo pochissimi stati potranno permettersi. Torniamo al nostro piccolo mondo. Varese sempre mediocre, con sette posti persi nella graduatoria delle città dove si vive meglio.
(O) Vanno benino “ricchezza e consumi” (posizione 21) “affari e lavoro” (19) “demografia e società” (33), maluccio “giustizia e sicurezza” (67), “ambiente e servizi” (61) e “cultura e tempo libero” (59).
(C) Nessuna eccellenza, questo dispiace. Positiva l’economia, grazie alla storia e alla geografia, cioè al rapporto con Milano e alla vicinanza della Svizzera, men che mediocre il risultato dove conta di più l’impegno dei cittadini e delle istituzioni. Ma non penso che vivrei meglio a Bologna, la capolista, che ha molti meriti ma assomiglia a Varese solo nella passione per il basket. Bologna la grassa sì, ma anche “sazia e disperata” come la definì il suo vescovo, card. Biffi.
(O) Come possiamo evitare di cadere anche noi varesini nella disperazione, visto che anche le note positive derivano dal poter cercare lavoro altrove, in Ticino e a Milano e, giustamente, mettiamo in cima ai nostri desideri collegamenti veloci con queste due realtà?
(C) Non parlo di rimedi materiali e contingenti, ce ne sarebbero anche, ma di un atteggiamento umano, quello di cui ha parlato il nostro arcivescovo Mario Delpini, nel suo discorso alla città, il giorno di s. Ambrogio. “L’inquietudine non è un’inclinazione depressiva che può paralizzare il pensiero e l’azione… È piuttosto un rimedio per contrastare la soddisfazione narcisistica che si assesta in un egocentrismo rovinoso… L’inquietudine e il realismo sono le tracce della speranza che è stata seminata nella vicenda umana”. Per sollecitare voi, amici e lettori, alla lettura del testo sul sito della diocesi, aggiungo solo una frase: “La speranza autentica propizia non tanto il futuro… quanto l’avvenire (atteso e desiderato con la speranza di un senso e di un significato). Non ricerca l’im-munità (come difesa dall’altro) ma la co-munità (come difesa dell’altro).
(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti
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