L’albero di Natale, ingiustamente etichettato come laico o ateo, custodisce una profonda e intensa simbologia sacra.
Mentre il presepio è un’idea di San Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio, l’albero decorato è molto più antico. Nelle culture arcaiche l’abete col suo essere verde e rigoglioso, proprio quando le altre piante sono spoglie e sembrano morte, raffigura la forza della vita (nell’antico Egitto evocava fertilità; in Grecia era simbolo di Artemide, dea delle nascite).
A ciò si lega la tradizione della corona di Avvento in abete. La forma circolare richiama il riprodursi continuo della natura che continua a “venire alla luce” come indicano le candele, e rimanda all’anello della promessa di amore che si rinnova.
Commenta il saggio rabbino Abraham Joshua Heschel: “Non c’è nascita e quindi speranza in cui l’uomo e Dio non siano coinvolti insieme. Per realizzare il suo sogno Dio deve poter entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio”.
È l’esperienza di Dio che ci insegna il Padre Nostro: un Dio che è con noi quando ci dà la vita (come padre), nelle nostre conquiste (realizzazione di un regno), nelle ricerche di senso (il fare la volontà), nella gioia e nella tristezza (come pane quotidiano), nelle nostre relazioni (di debitori e creditori), nelle nostre fragilità (per liberarci dal male).
Non ci abbandona: il suo amore, come indica l’abete sacro, è fedele, veglia e sveglia, per “venire alla luce”. Lui e noi.
Andiamo nella cantina della nostra interiorità a tirar fuori gli scatoloni di tante relazioni, storie, emozioni.
C’è sicuramente qualcosa di nuovo da ammirare, insieme al solito da ricollocare con fantasia. C’è, ogni anno, con qualcosa di spezzato o logorato. Se ci teniamo davvero, si può provare ad aggiustare.
C’è poi qualcosa che serve lasciare da parte, pure se non rotto. Magari anche salutandolo col sorriso per ricordi passati.
C’è imballato anche Gesù, che il Natale ci fa riportare in casa. Ma Dio è felice di ridarci opportunità di vita e di relazioni, nella promessa (come l’abete) di un amore sempre rinnovato, che nessuna stagione avversa, tempesta o gelo può bloccare.
È il momento di fare l’albero, di fare l’avvento, di farci “anche noi” per non rimanere chiusi in scatoloni impolverati. Perché… non c’è nascita e quindi speranza in cui l’uomo e Dio non siano coinvolti insieme. Dio non può farcela da solo: per realizzare il suo sogno Dio deve poter entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio.
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