I Mondiali di calcio che si stanno disputando nel Quatar sono nati sotto il segno delle polemiche geopolitiche: un’edizione assegnata a uno stato più ricco di petroldollari che di modernità, in particolare nel rispetto dei diritti umani: molto si è detto, ad esempio, delle numerose ma silenziate morti sul lavoro nei cantieri degli stadi, sorti dal nulla nel deserto e a tempo di record, novelle piramidi in cui sgambettano i calciatori/faraoni dei tempi nostri. Vietata dalla FIFA, per rispetto della sensibilità degli Emiri ospitanti, anche l’esibizione di segni che riconducessero alla difesa dei diritti umani: nei primi giorni, si è parlato più di questo che di gol, punizioni e fuorigioco. Ma lasciando da parte le scontate riflessioni su quanto il Dio denaro possa fare miracoli come neanche un intero reggimento di Santi e scendendo più terra-terra, quest’edizione del Campionato mondiale suscita polemiche a non finire.
Si, diciamolo: il calcio è anche rituale e il Mondiale è da sempre (e speriamo per sempre, dopo il Quatar) un rito da celebrarsi rigorosamente in apertura dell’estate, vivendo le partite al bar con gli amici, davanti ai maxischermi nelle piazze, avendo per tetto un cielo stellato e come orizzonte le vacanze al mare, che fungono da lavacro per lenire le delusioni sportive (Italia ’90) o eternare il ricordo del trionfo (Spagna ’82, Germania ’06). Notti magiche, insomma, e non Avventi gelati, come quello che invece stiamo vivendo. E neppure c’è la consolazione di gustarsi la finalissima durante le ferie natalizie, perché la Coppa sarà consegnata il 18 dicembre. Niente riti collettivi, dunque, anche a prescindere dalla triste e inopinata assenza dell’Italia dal tabellone a nemmeno un anno dal successo europeo.
D’altra parte in Quatar questa è la stagione migliore, quando il sole ancora non arde e il clima è “solo” molto caldo, così caldo da rendere necessario accendere l’aria condizionata nei giganteschi stadi di cui sopra; tralasciando il pensiero molesto di quanto possa costare raffrescare un intero stadio in pieno deserto, soprattutto in questi tempi di caro-petrolio, infuria la polemica tra i calciatori che a causa degli spifferi dei condizionatori sono spesso raffreddati. Poveracci! Ovviamente si fa per dire, se pensiamo ad esempio che i ventisei calciatori dell’Arabia Saudita, mercè una partita d’esordio inaspettatamente vinta, si sono visti recapitare a casa una Rolls Royce a testa, come gentile souvenir dal loro Principe.
Anche in Italia non mancano le polemiche: mamma Rai si è improvvidamente aggiudicata a suon di milioni tutte le partite dell’edizione quatariota, rimanendo scornata alla successiva esclusione della Nazionale azzurra; incurante del rovescio, ha imbastito comunque un palinsesto ampiamente dedicato al calcio, cancellando o spostando diverse trasmissioni di successo (sospesa La Vita in Diretta, ritardato Ballando con le Stelle e via discorrendo…) per far posto a una pioggia di partite e a cavalli di ritorno come il talk “Il circolo dei Mondiali”, dove la vedette è la vecchia gloria Sara Simeoni, per dire. Anche Mediaset è corsa ai ripari per paura della concorrenza, sopprimendo – per esempio – il doppio appuntamento settimanale col Grande Fratello: c’è da dire che se gli effetti sono questi, di Mondiali dovrebbero giocarne più spesso!
E come giudicare poi l’aspra dialettica sviluppatasi intorno allo stile di commento in telecronaca di Daniele Adani? L’ex difensore del Brescia è colpevole di aver gioito oltremodo a un gol dell’argentino Messi, prevaricando così il compassato compagno di cronaca Bizzotto e soprattutto offendendo la proverbiale equanimità del pubblico a casa, che sui social si è subito scatenato nel “crucifige” al commentatore fazioso, come se il commento fazioso al calcio non fosse costume acquisito da almeno trent’anni. L’hashtag #adaniout è andato in tendenza con una valanga di commenti irriferibili e persino il mitico Riccardo Cucchi si è sentito in dovere di commentare l’episodio con un diplomaticissimo “Il modo di raccontare il calcio cambia e cambiano i telespettatori, comunque Bizzotto è un telecronista di qualità”. A posto così.
Comunque, pochi giorni e la Coppa del Mondo sarà nelle mani di chi la vince, per riprendere poi il suo viaggio ideale verso la meta dell’edizione 2026: la triade USA-Canada-Messico… considerando il fuso orario che ci sarà, forse si stava meglio quando si stava in Quatar.
You must be logged in to post a comment Login