Occorre che vengano riviste le priorità dell’azione amministrativa sia a livello centrale che a livello periferico. Deve esserci un cambiamento negli obiettivi che si vuole perseguire. Non intendo riferirmi solo a un argomento politico, ma soprattutto alle aspettative che deve avere la comunità che esprime la politica alla quale tocca operare a diversi livelli.
È necessario che al primo posto dell’agenda politica vengano poste la qualità della vita e di conseguenza la tutela delle risorse naturali e della famiglia con più figli. Non si tratta di obiettivi diversi, ma di un unico traguardo che deve raggiungersi e che deve essere al primo posto.
Chi investe sulla famiglia con figli, investe sul futuro della comunità, della regione, del Paese. E per questo il «pubblico» dovrebbe essergli riconoscente. Questo «laboratorio» deve restare aperto. Bisognerà mantenerlo vivo. Un invito a collaborare tra tutti i soggetti interessati (genitori, Stato, enti locali, corpi intermedi) per il bene della famiglia e della società deve essere un compito di tutti.
Con gli strumenti che la legge vigente riserva al singolo occorre promuovere una legislazione sociale più avanzata, tenendo conto del nuovo assetto federalistico del Paese. Una particolare attenzione viene data ai problemi della povertà e delle famiglie immigrate.
È necessario anche vengano promosse le buone pratiche e i nuovi strumenti per la conciliazione tra famiglia e lavoro, come l’audit e i buoni servizio, l’uso dei congedi genitoriali, gli aiuti alle famiglie che si prendono cura degli anziani non autosufficienti, i sostegni alle famiglie fragili (con minori in tutela o a rischio di allontanamento, in cui i genitori sono separati/divorziati, famiglie migranti), la governance delle politiche familiari a livello locale.
Queste misure di welfare vengono collocate nel quadro del ciclo di vita della famiglia. Si deve portare il Paese a realizzare le più moderne ed efficaci politiche familiari.
Facciamo nascere una Alleanza italiana per la famiglia non solo perché risponde alle linee-guida dell’Unione Europea, ma anche e soprattutto perché prevede il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e della società civile che sono chiamati a realizzare il family mainstreaming.
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