È morto Ovidio Cazzola, un grande varesino. Architetto, amministratore civico, notista giornalistico. RMFonline lo ha avuto dalla fondazione tra le sue firme: l’appassionato contributo alle vicende locali ha fatto di Cazzola un testimone prezioso e ascoltato. Gliene siamo grati. Ai familiari le più affettuose condoglianze. Qui di seguito proponiamo uno dei più significativi articoli da lui scritti per la nostra testata: riflessione utile a guardare con saggezza al futuro di Varese.
Italia nostra, in collaborazione con l’Ordine Architetti di Varese, ha promosso una iniziativa di approfondimento relativa al riuso della ex area industriale Macchi che ha tuttora il principale accesso da via Sanvito. È stata messa in evidenza la necessità di ricordare una storia particolare, iniziatasi più di un secolo fa, che ha dato un importante contributo allo sviluppo del volo e alla fama della nostra città.
Condivido questa considerazione che deve trovare un adeguato rilievo nell’ambito del ruolo che l’area deve necessariamente assumere tra la Brunella e Masnago.
Sostengo da tempo la necessità che la riorganizzazione della nostra città vada radicalmente ripensata. Non solo va finalmente affrontato il problema della collaborazione intercomunale che deve riconoscere la nostra realtà urbana di 170 mila abitanti frantumata attorno al lago e nell’articolazione delle valli.
Ma occorre rimettere in primo piano, dopo le edificazioni senza significato del dopoguerra, la questione fondamentale delle relazioni sociali, del tutto trascurata dopo l’accorpamento urbano del 1927.
Se quasi tutti i nuclei storici, in notevole misura offesi dalle volgari edificazioni consentite, non possono più assolvere quel ruolo di riferimento e relazione che avevano svolto nel passato, è oggi necessario realizzare nuovi luoghi di relazione.
Luoghi di incontro, di dialogo, di progetto di vita condiviso. Con aree verdi, spazi coperti porticati, biblioteche, sale di riunione, commercio e attrezzature sportive di vicinato. Spazi edificati con architetture significative e affettuose, con segni per la nostra memoria storica.
L’area ex Macchi deve essere esempio di questa nuova concezione della città. Perché la piazza Giovanni XXIII e il centro storico di Masnago non possono offrire queste caratteristiche. Pur con le chiese significative e le scuole presenti.
È una nuova esperienza che dobbiamo affrontare presso la fragile e gentile edificazione degli anni ’20 progettata dall’ingegner Flumiani lungo la via Crispi, un tempo percorsa dal tram per Angera, replica minore della progettazione per il quartiere Belfiore di Biumo Inferiore. Con la vista verso il Palace Hotel espressione ancora oggi ammirevole di un’epoca di notevoli distanze sociali.
È necessario ripensare una nuova articolazione della città che non può essere certo affidata ai supermercati.
È evidente e ormai indifferibile la revisione del Piano di Governo del Territorio (PGT). Si cominci oggi dall’area ex Macchi. Ma si affrontino anche altre situazioni urbane con attenzione particolare alla loro attuale rilevanza abitativa nella loro dispersione edificata senza significati che constatiamo.
Attraversate da viali che portano verso l’esterno della città: con la via Sanvito Silvestro, viale Aguggiari, viale Valganna, viale Belforte, viale Borri. Occorre dar loro nuovo significato e ruolo di relazione sociale e di vita come quelle necessarie per l’area ex Macchi.
In ciascuno di questi viali sono presenti riferimenti significativi da cui promuovere le nuove centralità di relazione, una nuova progettualità urbana.
In viale Aguggiari la chiesa di Massimiliano Kolbe e l’area abitata e commerciale adiacente che deve essere ripensata articolando la veicolarità attuale. Anche viale Valganna deve essere sede di un nuovo centro di relazione fondato sulla presenza della scuola elementare, del Centro parrocchiale integrato, come da progetto esistente, da un nuova chiesa parrocchiale.
Per viale Belforte l’integrazione del Castello restaurato (il mio progetto è all’esame della Soprintendenza di Milano) con il Centro parrocchiale esistente e la seicentesca chiesa del Lazzaretto deve assumere un ruolo centrale rappresentativo di una storia plurisecolare e riferimento delle relazioni sociali di questa parte della città.
In viale Borri la presenza attiva e significativa del Convento dei frati Cappuccini richiede un progetto innovativo dell’area circostante con l’articolazione del percorso veicolare
Questi centri di vita sociale dovranno essere accessibili con facilità lungo percorsi pedonali gradevoli e protetti con particolare attenzione per anziani e bambini, arricchiti di verde e aree di sosta.
È questa la città del futuro che dobbiamo desiderare.
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