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Società

QUEL GESTO

GIOIA GENTILE - 02/12/2022

bacioIl bacio. Non quello di Hayez né quello di Klimt. L’opera d’arte di questo secolo ha i contorni sfocati di una foto scattata di sera, in tutta fretta, con un cellulare probabilmente fatto sparire subito dopo. Troppo pericoloso a Shiraz, in Iran, farsi cogliere con un cellulare connesso col mondo durante una manifestazione.

Due giovani si baciano tenendosi per mano, in piedi tra due automobili. Lui vestito di scuro, lei di chiaro e, soprattutto, senza velo, con i capelli sciolti sulle spalle. È quel gesto l’opera d’arte. Perché lo definisco così? Avete presente quando ci si sente impotenti di fronte alla bellezza, incapaci di esprimere tutti i sentimenti che contemporaneamente nascono in noi, al punto che l’unica reazione che possiamo avere è la commozione? Ecco, di fronte a quel bacio a me viene da piangere. Non solo e non tanto per l’amore che manifesta, quanto per il coraggio, l’affermazione di vita, la sete di libertà, il desiderio di giustizia. Tutte passioni così forti da superare la paura dell’arresto, della tortura e forse anche della morte.

Quando andai in Iran, nel 2015, sembrava che i rapporti con l’occidente stessero migliorando e che il controllo del regime sulla popolazione cominciasse ad essere meno invasivo: vedevo donne che guidavano l’automobile e giravano per strada da sole anche la sera; e le ragazze più giovani non vestivano il chador: portavano i capelli raccolti alla sommità del capo e sullo chignon poggiavano una sciarpa colorata, che ricadeva in morbide pieghe ai lati del viso, incorniciandolo; più che un’imposizione sembrava una scelta estetica. C’era la speranza che lo diventasse e che col tempo scomparisse, assieme alle altre limitazioni dei diritti umani.

Le persone erano sorridenti e accoglienti, desiderose di parlare con noi turisti, di conoscere un’altra realtà, di aprirsi al mondo. Ricordo che un giorno, in un ristorante, alla fine del pranzo, una ragazza mi si avvicinò e mi chiese se ero italiana. Alla mia risposta affermativa, gli occhi le si illuminarono. “Io studio Italiano”- mi disse. Dietro di lei, il padre e una sorellina più piccola sorridevano compiaciuti, forse per l’intraprendenza della giovane, che non dimostrava nessuna timidezza, pur sapendo, di Italiano, solo alcune parole. “Ho appena cominciato” – si giustificò. E si leggeva nel suo sorriso il desiderio di sapere, la curiosità di esplorare un mondo diverso.

Che fine avrà fatto – mi chiedo oggi – quella ragazza? Sarà una di quelle che manifestano a rischio della vita, che bruciano il velo, si tagliano i capelli? Sarà tra coloro che per la strada fanno volare via, con uno schiaffo, i turbanti dei mullah? Avrà trovato un altro modo creativo per esprimere il suo dissenso e la sua voglia di vivere? O sarà stata ridotta al silenzio?

O forse è proprio lei la protagonista di quell’opera d’arte che è il bacio di Shiraz? Sicuramente c’è anche lei in quel bacio, assieme a tutti i giovani che da mesi stanno affermando il loro diritto di vivere. Liberi.

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