Sono i più noti dei misteri dell’antichità. Debbono il loro nome ad Eleusi (Attica) e risalgono al settimo secolo a.C. Da festa per il raccolto nel ciclo delle stagioni (prevedevano in origine la cerimonia della sepoltura del seme di grano in onore di Demetra e della figlia Persefone) divennero il culto ufficiale dell’intera Lega ateniese, con diffusione anche nelle colonie. A Roma, a partire dal terzo secolo a.C., si ebbe il culto di Cerere-Proserpina (tra gli iniziati anche Cicerone). Il culto fu bandito dall’Imperatore cristiano Teodosio nel 392 d.C. Eleusi rimase infine saccheggiata e distrutta da Alarico, re dei Visigoti.
Demetra, figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus, era la dea della fertilità e della vita del mondo vegetale, che rinasce ad ogni primavera dopo la morte in autunno. A fondamento del rito Persefone, rapita dal dio degli Inferi, Ade, il Plutone latino. Di qui il peregrinare di Demetra alla ricerca della figlia. Fermatasi ad Eleusi, ospite del re Celso, essa donò per riconoscenza al giovane principe Trittolemo il primo chicco di grano, sino allora sconosciuto ai mortali, onde l’arte dell’agricoltura. Hermes, sceso agli inferi per ordine di Zeus al fine di riscattare Persefone, riportandola sulla terra, non ne ottiene il ritorno definitivo, perché legata perpetuamente al regno dei morti causa l’essersi cibata del melograno sacro offertole da Ade. È così destinata a trascorrere metà dell’anno sulla terra e l’altra metà alla luce. Evoluzione del mito: Persefone diventa il paradigma della speranza degli uomini di una vita che si affranca dalla morte. Presupposto per un ritorno alla vita l’integrità morale e la purezza del culto.
Raggiunta la purificazione (catarsi, Piccolo mistero) l’iniziando diventa membro della comunità, mystè), per accedere poi al secondo livello, quello della consacrazione definitiva (Grande mistero), le feste eleusine della stagione autunnale, articolate in sette giorni. Tra gli oggetti sacri si annoverava un cesto che conteneva l’immagine simbolica del grembo materno di Demetra. Due le formule misteriche: il grido hye rivolto al cielo, a invocare la pioggia e il grido kye (accogli) rivolto alla terra. Nella grande cerimonia del convito rituale gli iniziati si cibavano in comune di granaglie d’orzo, accompagnandole con un distillato sempre a base d’orzo. Il settimo giorno era dedicato al riposo, l’ottavo a un rituale funebre. Col nono i pellegrini tornavano al luogo d’origine. Le due famiglie che gestivano il culto possedevano ereditariamente la dignità sacerdotale. Al loro interno la scelta dello ierofante (letteralmente: chi mostra ciò che è sacro, il sommo sacerdote). Corrispettiva una sacerdotessa di Demetra.
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