Maggio 1915. Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, tutte le popolazioni di lingua italiana dell’allora Impero Austroungarico che abitavano lungo il confine (trentini, veneti, friulani) senza alcun preavviso vengono costrette ad abbandonare case, campi ed ogni loro avere, caricate su carri bestiame ed “esodate” dopo un viaggio inenarrabile nelle regioni dell’impero lontane dal fronte: Bassa Austria, Moravia e soprattutto Boemia, l’attuale Repubblica Ceca. L’ordine viene affisso sulla porta delle chiese dei vari paesi: entro 12 ore tutti dovevano presentarsi alla stazione ferroviaria più vicina portando con sé solo un cucchiaio, una coperta e viveri per pochi giorni. Case e animali dovevano essere abbandonati.
È stato un evento che ha riguardato quasi centomila persone – in gran parte donne, anziani e bambini dal momento che gli uomini erano tutti in guerra – e di cui tuttora non c’è traccia nei libri di storia. Dario Colombo, collega dalle multiformi esperienze professionali, partendo dall’amato basket (fu a lungo direttore dello storico mensile “I Giganti del Basket”), ha deciso di scrivere un romanzo su questa vicenda: si intitola “Boemia” e nel 2023 uscirà edito da Minerva. «In realtà – spiega l’autore - ho scritto prima un saggio storico, che è stato addirittura adottato in Repubblica Ceca. Ma sono stato convinto a realizzare pure una versione diversa, a mo’ di racconto. C’è una ragione su tutte: io ho radici anche nella Val di Ledro e mia nonna materna fu una di quelle persone trasferite a forza: all’epoca aveva 15 anni, si adattò a fare la baby sitter nei luoghi in cui fu portata. Gli austriaci, che sospettavano da tempo l’ingresso dell’Italia in guerra e ritenevano che quelle popolazioni, governate da loro ma di lingua italiana, sarebbero state ostili. Però erano sicuri di vincere in breve tempo, di qui la disposizione dei “viveri per pochi giorni”. In realtà sbagliarono del tutto la previsione: la armi parlarono per anni».
Dopo un impatto traumatico con le popolazioni locali, inizia un lento e faticoso percorso d’integrazione che al termine della guerra, al momento di far ritorno in Italia, lascerà una ricca eredità di amicizie, forti legami, in qualche caso anche matrimoni, sopravvissuto per generazioni fino ai giorni nostri. Il romanzo rivive la straordinaria ed appassionante avventura di queste genti attraverso le vicende di un gruppo di donne trentine e la figura di una maestra realmente esistita, attingendo a un’imponente archivio di lettere, diari, documenti ufficiali che rendono il racconto uno spaccato inedito di quello che è stato un dramma inimmaginabile, ma anche un percorso originale d’integrazione, di emancipazione della figura femminile, costretta dagli eventi a trasformarsi in capofamiglia, lavoratrice, amministratrice; infine di forti legami tra popoli diversi, anticipatore di quella che sarebbe stata 50 anni più tardi la futura Europa.
Infine, “Boemia” si propone come primo capitolo di una trilogia che prevede un secondo volume che vede la protagonista affrontare il trauma del ritorno nelle valli devastate dalla guerra e, nel terzo, la difficile scelta di abbandonare nuovamente i propri paesi e approdare nelle grandi città del Nord alla ricerca di un lavoro che garantisse un’esistenza decorosa, sotto la pressione di un regime fascista che considerava gli ex-sudditi dell’impero austriaco, ancorché di lingua italiana, alla stregua di nemici traditori: non a caso fu dato l’ordine di togliere dai cimiteri le lapidi dei caduti. Ma quello che è stato loro tolto adesso torna, per sempre, nelle struggenti pagine di un libro davvero affascinante.
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