Un’avventura sportiva e di vita lunga 120 anni: la Robur et Fides, polisportiva varesina fiore all’occhiello della città, li festeggia domenica 27 novembre in occasione dell’uscita di un libro che ne racconta la storia, opera di Giulio Corgatelli.
Quanto tempo è trascorso da quando il professor Giuseppe Cajelli, educatore presso l’oratorio di San Vittore, ebbe l’intuizione di dare vita a una società sportiva che consentisse ai giovani varesini di coltivare la passione per la ginnastica artistica e la pesistica e, al contempo, di apprendere i più sani principi dello stare insieme con vero e sano spirito cristiano. Era il 1902, a quel tempo le discipline sportive più in voga non erano certo quelle che oggi appassionano i nostri ragazzi e che, nel dopoguerra, hanno determinato il crescente successo della Robur et Fides, capace di cogliere risultati sportivi prestigiosi anche in ambito nazionale.
E proprio nel dopoguerra il club roburino ha via via costruito i propri successi, ripartendo, alla conclusione del conflitto mondiale, dopo il lungo stop imposto nel 1927 dal fascismo, che non tollerava “scuole di vita” diverse da quelle ispirate dal regime, a tante società sportive su tutto il territorio nazionale.
Alle pratiche agonistiche in voga nei primi anni del Novecento e che avevano segnato i primi passi della società se ne affiancarono così altre più “giovani”; soprattutto fu il basket a dare grande impulso all’attività roburina: l’abilità degli istruttori, la presenza di autentici talenti e il supporto di sponsor illuminati (la Prealpi prima e successivamente Giovanni Borghi) consentirono alla Robur et Fides di conquistare la promozione nella massima serie nel 1962 e di classificarsi addirittura al quarto posto nel 1963 prima di retrocedere per poi ottenere l’ultima passerella in serie A nel campionato 1972/73.
E risale proprio al 1973 l’evento che, più di ogni altro, “sublima” l’essenza della Robur et Fides e la sua vocazione, non solo sportiva, nei confronti della città. Dopo la sfortunatissima retrocessione dalla serie A (sfortunatissima perché determinata soprattutto da un gravissimo infortunio che mette k.o. l’unico giocatore straniero, lo statunitense Tim Benton, che i regolamenti del tempo impediscono di sostituire), il presidente Dante Trombetta sceglie di cedere i migliori giocatori alla Pallacanestro Milano ottenendo in cambio l’edificazione del centro sportivo di via Marzorati.
A cominciare proprio dagli anni Sessanta, la collaborazione tra la Pallacanestro Varese e la Robur et Fides ha contribuito in maniera sostanziale ai grandi successi dell’Ignis-Mobilgirgi, se pensiamo che alcuni dei giocatori più rappresentativi sono nati cestisticamente nel club di via San Francesco (Aldo Ossola, Dodo Rusconi e Cecco Vescovi in primis) e tanti altri vi sono transitati per affinarne le qualità (citiamo solo Dino Meneghin, Iwan Bisson e più tardi Massimo Ferraiuolo).
E proprio la palestra e la piscina di via Marzorati, la cui edificazione si concluse nel 1975 (seguì un successivo ampliamento nel 2008), hanno rappresentato il volano per l’attività sportivo-sociale della Robur et Fides, nel frattempo capace di ampliare la sua offerta con tante altre discipline (pallavolo, nuoto e nuoto sincronizzato, judo) in grado di garantirle successi a livello nazionale ma, soprattutto, di determinare un enorme riscontro in termini di adesione popolare.
Qualche numero relativo alla stagione in corso può essere in proposito illuminante: sono 1730 gli iscritti alla scuola di avviamento al nuoto, 179 al nuoto agonistico, 101 al nuoto sincronizzato, 218 al minibasket, 68 al basket agonistico, 158 alla scuola judo, 35 al judo agonistico e 136 alla ginnastica artistica. Numeri che non necessitano di ulteriori commenti…
Il libro di Giulio Corgatelli, che verrà presentato domenica 27 novembre alle ore 11 all’Oratorio San Vittore, in via San Francesco a Varese, ripercorre la grande avventura sportiva e sociale della Robur et Fides. L’autore ha fatto leva soprattutto sui “quaderni rossi del Commenda”, una sorta di rassegna stampa curata nel corso degli anni da Luigi Cavezzale, indimenticabile educatore e figura di straordinario spessore nella storia del sodalizio roburino.
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