La buona arte del pittore Giuseppe Montanari (1889-1976) e quella dell’architetto Mario Loreti (1898-1968), espresse nel secolo scorso in diversi spazi di Varese, sono ritornate alla vista di chi sa apprezzare la qualità di un lavoro di alta competenza.
Sembra quasi un miracolo, a distanza di tanti anni, che si ritorni, una città tutta insieme, a osservare le pitture e le architetture dedicate alla narrazione fascista, così diversa da quella dei nostri giorni, ma ancora vitale e importante nella sua forte espressione artistica. Per di più in un luogo austero, destinato dal regime ad essere il Palazzo Littorio.
L’operazione è stata possibile grazie a una sinergia tra la Polizia di Stato, che ha sede locale negli spazi del palazzo stesso -oggi Palazzo Italia- il Comune di Varese e l’Associazione VareseVive presieduta da Giuseppe Redaelli.
I rispettivi dirigenti, i questori Giovanni Pepè e Michele Morelli, il vicario Carlo Mazza, e gli amministratori, il sindaco Davide Galimberti e l’assessore alla cultura Enzo R. Laforgia, hanno collaborato, con l’impegno delle famiglie di Montanari e Loreti, per offrire un imperdibile evento, attraverso una rassegna di qualità curata da Serena Contini. E con il sostegno di Varesevive, Fondazione Cariplo, Fondazione comunitaria del Varesotto e di De Molli Giancarlo Industrie.
Miracolo lo è davvero l’apertura al pubblico degli spazi di Piazza Libertà, ai tempi piazza del Littorio, perché disvela, nel suo ricco percorso, accompagnato anche da foto. pubblicazioni e documenti personali dei due artisti, un mondo inaspettato e nascosto da sempre. L’architettura di Loreti innanzitutto: nell’essenziale solidità e linearità, di una forma che già all’esterno si rivela nitida e godibile, nello stacco cromatico tra la pietra grigia e la copertura in mattone sul cielo pervinca, è uno spettacolo, per chi la guarda anche all’interno. Lo è nella cura dei dettagli, a lui altrettanto cari (come ha ricordato una nipote di Loreti il giorno dell’apertura al pubblico): e si veda lo scalone di marmo, molto importante nella scelta del materiale e nella sinuosità del movimento e delle raffinate finiture in ferro, così come l’alternanza degli spazi, giocati tra forme circolari (il soffitto della Sala delle Adunanze), e forme squadrate, sui diversi piani che guardano fino alla catena del Monte Rosa.
Di Montanari sono tornate alla luce un paio di opere, nascoste per anni da specchi, racconto dell’idea fascista di lavoro e educazione giovanile, e i meravigliosi cartoni utilizzati per realizzare l’affresco nella sala principale della questura. Come quello del Mussolini a cavallo che sconfigge il leone libico. Aperto al pubblico anche il sacrario, già “scoperto” e recuperato dal questore Pepè, rara e interessante testimonianza di un sacrario ospitato in una sede di polizia, ricco di marmi e raffinati decori in ceramica e oro, opera di Guido Andlovitz, l’artista che dirigeva in quegli anni la Ceramica di Laveno. La sorpresa è anche un murale di Andrea Ravo, un San Michele, protettore dei poliziotti, ispirato a copia di un dipinto di Guido Reni, inserito a sua volta in uno spazio semicircolare. La bellezza dell’operazione sta nel merito, e nella delicata e sensibile attenzione di chi l’ha assecondata e seguita, pur in mezzo alle pesanti, incombenze quotidiane. E nella gioia di riscoprire il valore artistico e storico di uno spazio di apparente austerità, di recuperare il lavoro e il senso di tanta intelligenza d’arte.
Ma soprattutto nel togliere falsi veli che era tempo di alzare, per rimuovere inutili confusioni tra storia e arte, tra prevaricazione ideologica e supremazia d’ingegno, tra paura del passato e necessità di sapere, confrontare, e interpretare in modo corretto il corso della storia. Che non va appunto seppellita sotto i veli della vergogna, ma al contrario avvicinata, perché la si guardi diritta negli occhi. Evitando di ripetere gli errori commessi, anche nel fare di ogni erba un Fascio.
L’Arte svelata nel palazzo della Questura di Varese Fino al 15 marzo 2023 sabato 9.30-12.30 mercoledì 15-18. prenotazione obbligatoria: urp.quest.va@pecps.poliziadistato.it le foto della galleria sono tratte dal sito https://www.mostramontanari.it/
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