È difficile immaginare una proposta più irricevibile (e difatti non sarà ricevuta) di quella presentata alla Camera da una pattuglia di leghisti: il bonus a favore di chi si sposa in chiesa. Detrazioni sino a ventimila euro, per coprire le spese di addobbi, vestiti, bomboniere, fiori, ristorazione, fotografo e via immaginificando.
Vero che le nozze sono in calo, ma non è questo il modo d’aiutarne l’appeal. Primo sgorbio: la genialata d’usare due pesi e due misure, a seconda che i matrimoni siano religiosi o civili: anche gli scolari sanno che confligge con l’articolo 29 della Costituzione. Il nostro ordinamento s’ispira al principio di laicità, contravvenirvi significa introdurre una discriminazione.
Secondo sgorbio. Se si pensa di favorire un elettorato moderato/conservatore, significa ignorare la vera natura del matrimonio, che sta a cuore proprio alla quota d’italiani ritenuti in empatia col centrodestra. Ovvero: la scelta cristiana d’amore per formare una famiglia presuppone uno spirito aperto anziché chiuso. Marito e moglie diventano tali con l’intento di formare un nucleo sociale destinato ad allargarsi, con spirito di servizio, al resto della comunità.
La scelta del credente è dunque libera, e un sacramento non diventa oggetto -mettiamola nei termini oggi graditi a molti- d’un maggior numero di “like” se incentivato sul piano economico. Il matrimonio nasce dalla generosità verso il prossimo, non dalla parsimonia verso sé stessi. È, per riassumere, un gesto di gratuità, quale senso ha cercare di favorirlo col denaro?
Ben venga un aiuto dello Stato a consolidare le unioni. Ma tutte le unioni, perché solo un’opzione simile aiuta nella sfida alla denatalità. Dice monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita: “Davanti a quello che Bauman chiamava amore liquido, sarebbe auspicabile che i giovani riscoprissero la saldezza dei legami familiari che aiutano la società a essere più stabile. Parlo di ogni legame, senza inutili cortocircuiti. Tante persone che non intendono celebrare il sacramento sono comunque convinte del valore di questo legame: sanno che sposarsi è una cosa seria”.
Si mettano il cuore in pace, i leghisti Furgiuele, Gusmeroli, Billi, Bisa e Pretto: l’Italia va nella direzione opposta. E ci vanno perfino i loro compagni di partito. E quelli dell’alleanza di governo. E figuriamoci il ventaglio delle opposizioni. Han proprio una visione confusa, i cinque, di emergenze, necessità, sentimento, umore dei loro concittadini. Direbbe il patriarca Umberto se avesse voglia di dichiarare (auguri per la salute): ma va’ a ciapà i ratt.
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