Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Il caso Letizia Moratti sta diventando incendiario. Avverto il bisogno di essere molto netto anche entrando in collisione con persone che stimo.
“Coltiva sempre il dubbio” è un consiglio che ho sempre avuto in testa. Eppure questa volta non ho avuto tante esitazioni nel mostrarmi scettico su Letizia Moratti candidata anche del centrosinistra alla presidenza della Lombardia. Perché? Meglio chiarire ancora.
La Moratti aveva accettato la nomina a vice presidente di Fontana solo perché – ha detto lei pubblicamente e ripetutamente – la candidatura a presidente gliel’avevano promessa in quel momento. Ancora qualche settimana fa era in ansiosa attesa del conseguente disco verde.
Nei giorni scorsi in un’intervista al Foglio è stata trasparente: “Io sono rimasta la stessa, esattamente di centrodestra, come sempre. Sono loro che si sono spostati a destra”. Può essere la candidata di un tormentato centrosinistra? Forse potrebbe convincere una parte dei suoi dirigenti ma non certamente gli elettori.
Poi ci sono altri fatti. Il cosiddetto terzo polo si è gettato su questa candidatura senza una discussione preventiva con nessuno continuando imperterrito la campagna elettorale nazionale che però, va riconosciuto, aveva visto degli errori da parte di tutti.
Di più, Calenda ha prescritto le alleanze e i candidati in Lombardia e nel Lazio rifiutandosi, per la Lombardia, di prendere in esame ogni proposta diversa. La mia cultura autonomista non mi vieta certo di vedere i collegamenti fra due Regioni, ma m’impedisce ogni automatismo verticista che sorpassa le volontà dei territori, i loro progetti, le loro storie vissute con serietà e passione.
“Così continuerà a vincere la destra”, è l’arma che agitano alcune importanti firme del giornalismo come Antonio Polito del Corriere che peraltro apprezzo molto. E anche l’amico Nando Dalla Chiesa e altri amici con i quali ho dei buonissimi rapporti. Figuriamoci se prendo alla leggera considerazioni come queste. Ma ben più rilevante è l’esortazione dei quattro quinti del potenziale elettorato di centrosinistra che vogliono una linea alternativa alla politica che la Moratti ha fino a ieri impersonato.
Così tutto si è complicato. Niente affatto sorprendente il diniego di Carlo Cottarelli che avrebbe accettato solo con una coalizione molto ampia e sulla carta vincente. A questo punto non è rimasta che la strada maestra di scegliere fra sindaci, amministratori, leader sociali e personaggi pubblici di cui la nostra regione è ricca. Di qui la scelta caduta su Pierfrancesco Majorino, eurodeputato nel 2019 con novantamila preferenze, ex assessore milanese al Welfare con Pisapia e Sala, anima della sinistra del a Palazzo Marino. Ora l’importante è che si dia consistenza nel sostegno a un’autonomia progettuale e politica che rifiuta di sottostare ai diktat di personaggi che poco o niente hanno a che fare con la Lombardia.
You must be logged in to post a comment Login