Ci sono molte riforme, tra quelle varate nella precedente legislatura sotto la spinta populista di Cinquestelle e Lega, che andrebbero profondamente riviste. E su molti fronti il nuovo Governo sta cercando di limitare i danni. Dal reddito di cittadinanza, dispensato a larghe mani e senza particolari controlli, al superbonus del 110%, che ha finanziato soprattutto i ricchi proprietari di case, a quota 100 per le pensioni che al contrario delle promesse non è praticamente servita a dare lavoro ai giovani: l’elenco delle esuberanze legislative, altrettanto costose quanto vantaggiose solo per pochi, potrebbe essere lungo se si volessero ricordare anche i bonus per i monopattini e quelli per le babysitter.
Non è un caso che l’unica, vera e significativa riforma di carattere sociale sia stata realizzata quando i Governi giallo-verdi e giallo-rossi hanno dovuto ritirarsi. Sono bastati pochi mesi al Governo Draghi per razionalizzare gli interventi sparsi e varare con nuove risorse l’assegno unico per le famiglie con figli
“Oggi un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro, è un’Italia che lentamente finisce di esistere; – ha affermato Draghi nel maggio del 2021 presentando il provvedimento – per il governo questo è un impegno prioritario”. Già prima della pandemia – sottolineava Draghi – “l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità che si è accentuato. Nel 2020 sono nati solo 404mila bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia”. E nel 2021 la discesa è continuata sotto quota 400mila.
Ecco allora una misura concreta, una misura di sostegno, di incentivo, di accompagnamento per le famiglie che decidono di avere figli, magari più di uno. È stato così varato l’assegno unico e universale, un intervento economico rivolto alle famiglie che hanno figli a carico con un contributo che va dal settimo mese fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per i figli con disabilità. L’importo dell’assegno varia in base alla condizione economica del nucleo familiare sulla base di Isee dichiarato al momento della domanda. Ora sono quasi 5,3 milioni le famiglie italiane che lo ricevono per oltre 8,3 milioni di figli.
Al contrario delle altre riforme, per cui si prevedono (in gran parte giustamente) tagli e ridimensionamenti, per l’assegno unico universale si parla della possibilità sia di aumentare gli stanziamenti previsti, portandoli da 15 a 18 miliardi, sia di precisare meglio i limiti di reddito previsti ricalcolando in maniera più realistica i parametri dell’Isee (Indice di situazione economica equivalente)
Attualmente, infatti, sull’Isee “pesano” in maniera eccessiva gli immobili di proprietà, anche se da questi non deriva alcun reddito ed anzi talvolta costituiscono dei costi aggiuntivi. La ministra della famiglia Eugenia Roccella tra le poche dichiarazioni di questo primo mese di Governo ha peraltro ribadito che fra gli obiettivi c’è quello di “correggere e incrementare l’assegno unico”.
Avanti così quindi. Una politica concreta per la natalità è molto più utile al paese degli interventi “identitari” che hanno contrassegnato non solo i Governi pre-Draghi, ma anche queste prime settimane del Governo di destra-centro. Un Governo che avrebbe reso un miglior servizio al paese se non avesse dedicato tempo alle polemiche sui limiti al contante, al varo di severissime pene per i rave party, alle prove di forza per le navi degli immigrati.
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