Bersaglio di alcuni insulti razzisti, il medico camerunense di Fagnano Olona, Enock Rodrigue Emvolo, se ne va. Sembrava che, pregato di non metterlo in atto, rinunziasse al proposito. Niente da fare, nonostante la solidarietà di sindaco, amministratori, cittadinanza, colleghi.
Il caso non s’è sgonfiato, e idem la bolla anti-immigrati. Punti da chiarire, nella grammatica di questa storia. 1) Emvolo si offre di sostituire il predecessore colmando una lacuna: senza la sua disponibilità e vista la penuria di personale sanitario, i cittadini sarebbero rimasti privi d’assistenza. 2) Il cambio coincide con difficoltà logistico-informatiche, ecco la causa di contrattempi/disagi non attribuibili alla responsabilità del nuovo venuto. 3) Solo una minima parte dei fagnanesi si lamenta, sconfinando -in rari casi e via social- nel campo dell’intollerabile discriminazione e ricevendo la condanna unanime dal resto della popolazione e delle forze politiche. 4) Il dottore, preso atto del sostegno, accoglie l’invito a proseguire il lavoro. Poi ci ripensa: deve completare il corso di specializzazione, e le esigenze dello studio prevalgono sulla disponibilità a essere in ambulatorio. Complice la mancanza di un orizzonte sereno. Danno grave per la nostra comunità che è un tessuto sociale di pregio, affonda le radici nello spirito d’accoglienza verso gli ospiti, li integra volentieri in uno scambio virtuoso di sentimenti, cognizioni, cultura.
La penosa vicenda fagnanese termina qui e male, nel solco dell’equivoco/della strumentalità circa il tema generale dell’immigrazione. Affrontato sull’onda (è il caso di dire) dell’emozione, della propaganda, del tornaconto partitico. Anziché placare gli animi, li si eccita. Invece di approfondire i problemi – e ci sono, i problemi- cooperando alla soluzione, li si denunzia allo scopo di smarcarsi nelle colpe. Anziché collocare il fenomeno in un equilibrato posto della graduatoria emergenziale, lo s’innalza al vertice, esasperandone la portata. Esasperando le sensibilità. Esasperando le reazioni.
Ecco dove sta l’incubazione morale di quanto succede nelle periferie, comprese le nostre. Certo, ciascuno risponde di sé stesso, e non esiste caso in cui il singolo sbarellamento possa accampare scuse. Però se l’esempio del vertice piramidale di questo Stato fosse d’un certo tipo, l’effetto-cascata non sarebbe neppure immaginabile. Tutto qui. Tutto chiaro. Tutto perfino banale. Nessuno giustifica nulla, ma nulla giustifica la malagestione della tragedia immigratoria da parte di tanti signor nessuno.
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