Che cosa è la famiglia? Forse riteniamo di saperlo già, anche perché l’evidenza di essere nati e cresciuti in una famiglia sembra rendere scontata la risposta: prima cellula della società, comunità coniugale con la presenza dei figli, luogo dell’incontro tra le generazioni, e stando alla coscienza cattolica originaria “comunità di vita e di amore”. Eppure c’è nella famiglia qualcosa che eccede ogni definizione sociologica, culturale, persino ecclesiale, perché in essa si manifesta, oltre ogni apparenza quotidiana, il riflesso dell’Amore come radice del grande Mistero dell’essere.
La visita del Papa a Milano in occasione del settimo incontro mondiale delle famiglie è l’occasione per comprendere che quella della famiglia non è questione laica o cattolica, ma questione umana perché spinge il soggetto a toccare il fondo di sé come capacità di “andare oltre” sé stesso nella ricerca di qualcosa che possa appagare l’infinito desiderio di felicità presente nel suo cuore. Che un uomo e una donna possano amarsi per tutta la vita, a cuore indiviso e con la decisione di condividere tutta l’esistenza, è un miracolo che fa intuire l’amore come “stoffa” e sostanza dell’esistenza che proviene dalla gratuità del gesto creatore di Dio come dono impossibile da costruire con le sole mani dell’uomo. Che l’unità tra l’uomo e la donna possa poi generare una nuova vita che non è il prodotto di meccanismi biologici o di procedure tecnologiche, ma è la partecipazione alla potenza creatrice di Dio nel gesto della procreazione, apre allo stupore del Mistero stesso di Dio.
L’unità coniugale e la possibilità generativa si incrociano nell’esperienza della comunità familiare, costituendo qualcosa di assolutamente unico collegato, tra l’altro, al senso della gioia espresso nell’esperienza della festa che, con il lavoro, è messo a tema nell’incontro del Family Day 2012. La famiglia è una grande immagine di ciò che l’uomo è e desidera: la comunione dei diversi che cammina verso un unico destino, celebrando la gioia di una positività che nessuno può distruggere dentro una comunità concreta in cui è possibile condividere tutti gli aspetti della vita.
La festa è ciò che immerge la vita nella gratuità del ringraziamento per la bellezza di ciò che esiste, facendo riscoprire che il lavoro per rendere la creazione a misura dell’uomo è l’altra faccia del ringraziamento a Dio. Festa e lavoro diventano così non solo il ritmo della vita sociale, ma nella famiglia ripropongono il ritmo stesso del respiro della creazione in cui Dio stesso fa e si riposa, e l’uomo vive il suo lavoro in rapporto alla gratuità della gioia.
Cogliere questi valori della vita familiare è nell’incontro con il Papa motivo di festosa gioia nel ringraziamento all’attenzione costante che la Chiesa riserva alle famiglie senza ridurne l’identità profonda. La festa della famiglia è un gesto che ci rimette nel cuore del mistero, che ci fa comprendere che non tutto è riducibile a misura, ma che apre, anzi spalanca, alla contemplazione della bellezza dell’essere insieme. Non tutte le famiglie sono luoghi di pace e di amore, anzi spesso in esse si consumano drammatiche esperienze di violenza e di odio, ma ciò non toglie che l’uomo sia fatto per vivere la relazione come condizione originaria e che la famiglia rimanga la porta gioiosa per penetrare nel mistero dell’essere in maniera privilegiata, addirittura in analogia con il Mistero trinitario di Dio: in essa vive la bellezza di un amore che nel rispetto delle differenze diventa la sostanza dell’unità profonda dei suoi membri.
Ai nostri figli rimarrà l’esperienza dell’incontro di tante famiglie che costituiscono insieme un popolo, e questo potrà essere per loro una sicurezza che la vita non è negativa ma è il luogo della compagnia tra uomini che vogliono superare la loro estraneità reciproca. E nella famiglia potranno cogliere la sintesi tra l’umano e divino, recuperando un profondo senso di appartenenza e la gratitudine per quanto di impagabile vive come bene nel cuore della famiglia.
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