(S) Fa freddo, finalmente.
(O) Praticamente solo qui, chissà a Sharm, dove sono riuniti i governanti per il problema del clima. A Natale ci fanno il bagno. Forse questo li convincerà che il riscaldamento globale c’è davvero.
(S) Ma su questo non c’è dubbio. Più discutibili sono le cause dell’aumento della TGM (temperatura globale media) e sui metodi e i costi per contenerlo. Ridurrei a tre i punti fondamentali in discussione: Il primo è quello energetico, centrato sull’immissione in atmosfera di CO2, come prodotto della combustione a scopo di riscaldamento e di trasporto, il secondo, decisamente minore, è l’immissione di metano di origine animale come deiezione animale dovuta all’allevamento di animali da carne, il terzo è la deforestazione.
(O) In conseguenza di ciò è importante affrontare la ripartizione dei costi della transizione ecologica tra paesi i sviluppati e quelli a medio e basso livello economico che verrebbero messi in maggiore difficoltà dall’applicazione di criteri restrittivi.
(S) Aggiungerei una considerazione diversa: fenomeni “naturali” come la siccità, così evidente quest’estate anche alle nostre latitudini, ma devastante in certe zone dell’Africa, creano dei danni gravissimi, imprevisti e forse anche imprevedibili, se pensiamo che l’aumento della temperatura avrebbe dovuto portare anche ad un aumento dell’evaporazione acquea e quindi delle precipitazioni.
(O) Sembrano aumentati i contrasti: certe aree sono molto secche, in altre la pioggia si è fatta occasionalmente devastante. Anche in Italia abbiamo conosciuto entrambi i fenomeni in modo molto preoccupante. Che cosa dobbiamo fare?
(C) Prima di rispondere a questa domanda, non posso tacere una personale convinzione, fondata su studi seri, quali quelli di Ernesto Trabucchi e di Franco Prodi: il fenomeno riscaldamento globale è ancora troppo sconosciuto e l’l’immissione di CO2 di origine umana non può esserne la sola e nemmeno la principale causa. Trabucchi rileva, dai dati stessi del IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, praticamente l’ONU) andamenti in senso opposto delle serie storiche della TGM e della concentrazione di CO2 negli ultimi 7000 anni, con l’eccezione del periodo intorno al 1600 quando diminuirono entrambe e dell’ultimo secolo quando crescono entrambe molto rapidamente. Ma l’osservazione scientifica più impressionante si documenta dal grafico seguente e dalla relativa didascalia originale, virgolettata ed evidenziata.
“Per rendere più facile la comprensione della correlazione tra di ΔF e ΔTgm rappresentata in figura 4, se ne può dare una diversa rappresentazione mettendo in ascissa la variazione della concentrazione di CO2 in atmosfera e in ordinata la variazione di Tgm per ogni 20 ppm di variazione della CO2, come nella figura 5. Data per buona questa correlazione risulterebbe che dal periodo preindustriale a ora, in cui la concentrazione di CO2 è passata da circa 270 a 400 ppm, si avrebbe ΔTgm~= 0,5°C. Analogamente prevedendo un raddoppio della concentrazione di CO2 dal valore attuale di 400ppm a 800ppm si ricaverebbe ΔT ~= 1,1°C”.
(O) Si deve concludere che se le previsioni di aumento della temperatura globale sono attendibili, la causa è un’altra, tuttora sconosciuta.
(S) Davvero raddoppiare il livello attuale di CO2 o riportarlo all’età preindustriale avrebbe scarso effetto?
(O)Sì, perciò è evidente che non possiamo concentrare tutte le risorse su un progetto a lungo termine, la transizione energetica, incerto nell’individuazione della causa, molto costoso e comunque di efficacia dilazionata. Dobbiamo mitigare gli effetti del cambiamento climatico fin da subito, con molta decisione e celerità. Il primissimo livello d’intervento devono essere le aree a rischio idrogeologico. Non possiamo tollerare il ripetersi di danni alle persone e nemmeno alle cose come quelli verificatesi nelle Marche. Argini più sicuri, ma anche bacini di raccolta e regimazione, utilizzabili anche per l’irrigazione. Rimboschimento dei pendii soggetti a frane.
(C) Non parliamo solo di montagne, pensate a Milano, soggetta all’inondazione del Seveso, solo perché dopo anni e anni non si riesce a realizzare un modestissimo bacino di regimazione delle piene, non diverso da quello che abbiamo qui a Gurone per l’Olona o da quello di Masnago per il Vellone. Vorrei anche che si trovasse un rimedio sostanziale per i ghiacciai, nostalgia di vecchio e modesto alpinista; in questo caso purtroppo non ho suggerimenti.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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