Apriti cielo. “Non dico nulla, diventerei volgare” scrive la nonna, con tanto di nipotino in braccio immortalato con lei nella foto profilo ed errore ortografico che non riportiamo per pietà nei suoi confronti. “Vergognatevi, fate questo con i nostri soldi…” rincara la dose il giovanotto con la passione per le moto (anche questo si evince dall’immagine identificativa). “Ma per voi le regole non valgono?” si chiede infine, piuttosto arrabbiato, il signore dagli indefiniti “anta”, sostenendo che lui stia facendo un sacco di sacrifici e Palazzo Estense (sia maledetta) non gli sia solidale…
Flora e fauna dei commenti Facebook sotto uno dei tanti articoli che nei giorni scorsi hanno reso nota la decisione del Comune di Varese di non rinunciare, nemmeno in questo 2022 che passerà alla storia per gli aggravi del costo dell’energia e per la “permacrisi”, alle luminarie natalizie in giro per la città.
Lo stesso faranno Busto Arsizio e Gallarate, gli altri due centri più popolosi della provincia, mentre a dare forfait ci hanno pensato alcune amministrazioni dei centri più piccoli: Vergiate, Cantello e Malnate tra gli altri, mentre alcune – come Induno Olona – illumineranno solo l’albero nella piazza principale. C’è chi parla di “sacrificio doveroso”, chi di “rinuncia dolorosa”, chi – semplicemente – di “impossibilità”.
Posto che il bilancio di un Comune come Vergiate non è minimamente paragonabile a quello del capoluogo, torniamo proprio a Varese. E a quei commenti acidi, spesso corredati da insulti, di persone frustrate che gli articoli censiti dal loro villano e sgrammaticato verbo nemmeno li leggono.
Lo facessero, scoprirebbero tante cose interessanti, le stesse scoperte dalla minoranza di Palazzo Estense arrivata – giustamente, fa il suo lavoro – agguerrita in Commissione Attività Produttive per muovere obiezioni all’assessora (e vicesindaca) Ivana Perusin e poi ritiratasi di buon grado davanti alle argomentazioni addotte nella scelta di non “spegnere” il Natale varesino.
L’amministrazione Galimberti non è perfetta e, anche su queste colonne, pure nel recente passato, lo abbiamo fatto più volte notare. Nel caso di specie, però, risulta inattaccabile.
Lo spettacolo natalizio di luci ai Giardini Estensi, nei tre anni in cui è andato in scena, ha portato 300 mila visitatori in centro a Varese, di cui 150 mila nel solo 2021, quando le maglie del Covid si sono un poco allargate.
Trecentomila persone in centro significano trecentomila potenziali clienti per i negozianti, che nel periodo natalizio realizzano una considerevole parte del loro fatturato. Sicuri sicuri che uno “switch off” di Giardini, piazza Monte Grappa, corso Matteotti e dintorni, in nome di una contingenza spartana e virtuosa, sarebbe così proficuo? Non, piuttosto, un autogol dalle conseguenze ancora più nefaste delle attuali?
E poi. Scritto che gli allestimenti saranno più contenuti, che il numero dei fili che illuminerà le vie sarà quasi dimezzato e che sia una parte dello spettacolo dei Giardini, sia il mercato nonché l’albero di piazza Monte Grappa avranno uno “sponsor”, nemmeno la reprimenda sull’uso dei soldi pubblici ha senso e ragion d’essere. La nonna e il giovane rider di cui sopra lo capirebbero, se avessero la buona creanza di informarsi per davvero: il Comune di Varese utilizzerà i proventi della tassa di soggiorno per finanziare le sue luminarie, non intaccando alcuna altra fonte. Si tratta di introiti vincolati, cioè re-investibili solo per iniziative di promozione turistica: quale migliore occasione, allora, di una che ha già dimostrato di funzionare e alla grande?
Non basta tutto questo? Bene, scriviamo di consumi: lo scorso anno per illuminare l’albero di piazza Monte Grappa e la sua stella è stato necessario un contatore da 2 kilowatt, mentre lo spettacolo di luci dei Giardini è stato retto da un contatore da 10 kilowatt. Meno di un condominio…
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